venerdì, 29 Marzo 2024

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta che il coordinatore Volt Matera Eustachio Follia ha inviato al ministro della Salute, al presidente della Regione Basilicata e al sindaco di Matera per il Passaporto di Immunità agli abitanti della Basilicata attraverso screening sierologico

Gentililissimi, di fronte al divampare dell’epidemia SARS-CoV-2, all’incertezza sulla sua durata e al possibile ritorno a distanza di tempo, la comunità scientifica internazionale è concorde nel ritenere che è assolutamente necessario mettere in atto misure in grado di contenere il diffondersi del contagio nei prossimi mesi. A questo proposito, viene considerato di grande interesse quell’approccio che utilizza uno screening massivo per accertare l’infezione, rendendo possibile individuare le persone contagiate, nonché identificare e monitorare l’immunità sviluppata dalla popolazione attraverso un nuovo test sierologico. Un approccio che, grazie al tracciamento del contagio nella fase iniziale, permette l’immediato trattamento terapeutico e limita la diffusione della COVID-19, senza dover chiudere interi territori, evitando nuovi costi sociali ed economici che sarebbero difficilmente sostenibili. La sperimentazione di questo approccio scientifico troverebbe condizioni estremamente favorevoli se adottata nel territorio della Basilicata. Qui, sarebbe possibile sottoporre a screening un’ampia porzione dei sui 560 mila abitanti; dall’inizio del 2020, in particolare nella città di Matera, vi sono stati numerosi e frequenti scambi della popolazione locale con turisti stranieri, anche provenienti da Paesi come la Cina e la Corea del Sud, mentre un nuovo afflusso di turisti internazionali è prevedibile che possa avvenire quando l’emergenza sarà rientrata, anche grazie al consolidato posizionamento prodotto dall’anno da Capitale europea della cultura. Inoltre, sarebbero sufficienti 100 mila test per indagare circa il 20 per cento della popolazione. Lo screening, condotto attraverso test sierologici sugli anticorpi, non escluderebbe il test diagnostico molecolare del tampone, quale conferma dell’infezione in corso. Così, si disporrebbe di di informazioni fondamentali: se la persona entrata in contatto con il virus ha sviluppato difese immunitarie potenzialmente in grado di proteggerla in caso di nuovo contatto; determinare la diffusione del coronavirus. In considerazione della elevatissima esposizione degli operatori sanitari, nell’attività di testing andrebbero innanzitutto coinvolti medici, infermieri e tutte quelle figure professionali che, in quanto in prima linea contro il Covid-19 potrebbero già avere sviluppato un’immunità, allo stesso modo di tutte quelle categorie professionali che dal 9 marzo scorso hanno continuato a prestare la loro opera anche a contatto con il pubblico: una condizione che, se riconosciuta, verrebbe attestata dal “passaporto di immunità”. Sarebbe auspicabile, per le ragioni esposte, che un programma in tal senso promosso sperimentalmente dal Ministero della Salute, trovasse la collaborazione della Regione Basilicata, delle istituzioni sanitarie e degli Enti Locali, a iniziare dall’Amministrazione comunale di Matera in virtù di quanto richiamato. La Basilicata, in definitiva, potrebbe fornire quegli elementi fondamentali per elaborare strategie fondate su dati solidi per far ripartire il Paese.

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