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Operazione Black Channel, spaccio di eroina e cocaina. Un arresto anche a Metaponto (MT)

È stato effettuato dai Carabinieri a Metaponto (MT) uno degli arresti nell’ambito dell’operazione Black Channel  condotta dai militari del Nucleo Operativo di Assisi agli ordini del  maggiore Marco Vetrulli  che ha stroncato un traffico internazionale di eroina e cocaina. 
16 le ordinanze di custodia, 14 delle quali in carcere per altrettanti nigeriani e due con obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria; oltre un chilo e mezzo di droga complessivamente recuperata dai carabinieri.
La droga arrivava a Napoli, via Prato, Modena, Reggio Emilia e Parma arrivava sulla piazza di Perugia. Eroina e cocaina importate dall’Olanda o provenienti da diverse città italiane, poi trasportate e smerciate in Umbria. Era proprio Perugia il capolinea del maxi traffico accuratamente ricostruito e finalmente smantellato dai carabinieri.
La filiera potenzialmente milionaria è stata ricostruita dai militari durante mesi di indagini, cominciate con il recupero di un piccolissimo quantitativo di droga, nel 2016, e proseguite fino a scoprire, un tassello dopo l’altro, nomi e ruoli di un’organizzazione estremamente strutturata, capace di muovere stupefacenti prima in Europa, poi su e giù lungo tutto lo stivale. 
C’era persino chi la consegnava a domicilio, secondo quanto ricostruito dai militari. Bastava pagare: 100, 200 euro e lo sballo te lo consegnavano a casa.
Per velocizzare le operazioni – questa è la ricostruzione – gli ovuli trasportati dagli «ingeritori» riportavano già scritte a pennarello le sigle dei diversi destinatari (“M”, “OK”, “A”, “MAN”, “AJ”…), così da permettere, una volta espulsi, l’immediata consegna ai diversi corrieri.
I pagamenti dello stupefacente avvenivano mediante bonifici anticipati su carte di credito “poste pay” intestate a terze persone previo accordi tra acquirente e fornitore, contatti intercorsi su utenze telefoniche non sempre individuate. Proprio il fornitore, in tale circostanza e nel caso specifico dell’eroina, indicava all’acquirente la sigla riportata sugli ovuli contenenti lo stupefacente a lui destinato. Sigla che lui a sua volta riferiva al corriere che inviava a prelevare lo stupefacente.
Uno di questi fornitori, poi arrestato, era soprannominato “CARBURANTE”, un personaggio di riferimento in Perugia per molti altri spacciatori di spicco – anche di diverse etnie tra le quali quelle nord africane – per la sicura disponibilità e l’acquisto di ingenti e costanti quantità di sostanze stupefacenti da immettere poi a loro volta in diverse località della Provincia di Perugia.
A seguito delle attività tecniche, che hanno comportato anche la traduzione dei particolari idiomi nigeriani utilizzati dagli intercettati si è arrivati ai seguenti risultati:
 8 corrieri arrestati in flagranza di reato;
137 ovuli  di eroina contenenti complessivamente  1.510 grammi di sostanza stupefacente.
Le ipotesi di reato individuate dalla Polizia Giudiziaria sono state  avallate dai magistrati inquirenti che lo scorso 8 febbraio 2019 hanno emesso a carico di altrettanti cittadini extracomunitari di etnia nigeriana 16 misure cautelari personali (ben 14 misure cautelari in carcere e 2 misure cautelari dell’obbligo di presentazione alla p.g.).
Le misure cautelari sono state eseguite tra il giorno 18 ed il giorno 28 febbraio 2019 ad opera degli investigatori dell’ Aliquota Operativa del N.O.R.M. della Compagnia Carabinieri di Assisi nell’interno territorio nazionale, collaborati dai militari della Compagnia CC di Assisi e dei comandi territorialmente competenti ove venivano singolarmente rintracciati gli indagati:
1 a Treviso
1 a Metaponto (MT)
2 a Parma
1 a Modena
1 a Reggio Emilia
1 a Prato
2 ad Assisi (PG)
1 a Spoleto (PG)
6 a Perugia
Molti dei ricercati hanno tentato di nascondersi dopo aver notato un certo “fermento” dei Carabinieri verso la comunità nigeriana. Ma sono stati tutti comunque rintracciati e fermati.
Molti dei fornitori che possedevano ingenti somme di danaro a disposizione (sia per le transazioni di sostanze stupefacenti che per l’invio in Nigeria mediante western union o simili), a seguito dei numerosi sequestri ed arresti operati nel corso dell’indagine, hanno perso l’intero patrimonio, ridotti – come testualmente commentato nel corso delle intercettazioni telefoniche, sul “lastrico”.
Alcuni degli indagati, a seguito dei sequestri, hanno interrotto i contatti con i loro fornitori, trovando scuse di vario genere, lasciando ingenti debiti e procurandosi per questo minacce di morte da parte dei fornitori se il debito non fosse stato saldato.
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