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Nelle pagine di “Olimpia”, silloge di Luigia Sorrentino, un ponte tra il visibile e l’invisibile. Domani alla Biblioteca Nazionale di Napoli si parlerà dell’opera

Un viaggio profondo, in cui l’anima si confronta con l’eternità e l’essenza stessa dell’esistenza. E’ l’intimo significato dell’opera poetica “Olimpia” (Interlinea Edizioni) di Luigia Sorrentino, poeta e giornalista Rai di rara raffinatezza e sensibilità. Alla silloge è dedicato il seminario intitolato “Olimpia, la parola sulla soglia dell’origine” che si terrà domani 9 maggio con inizio alle ore 16 presso la Biblioteca Nazionale di Napoli.  “Olimpia” è un titolo che evoca l’antichità, la grandezza e la mitologia. La lingua di Sorrentino è ricca e potente, densa di immagini e simboli. Ogni parola sembra pesare come una pietra preziosa, eppure scorre fluida come un fiume.

 La sua poesia è un canto di luce e ombra, di vita e morte, di amore e perdita. Nelle pagine di “Olimpia”, incontriamo personaggi mitici e figure leggendarie. Olimpia stessa, forse una dea o una donna mortale, è il filo conduttore di queste poesie. Attraverso di lei, Sorrentino esplora i confini tra il mondo terreno e quello ultraterreno. Olimpia è un ponte tra il visibile e l’invisibile, tra il giorno e la notte. Le immagini sono vivide e incisive, dipinte dal poeta in paesaggi interiori ed esteriori con immensa maestria. Le montagne, i fiumi, le stelle, tutto diventa un simbolo, un riflesso dell’anima. La natura stessa sembra parlare attraverso parole visionarie ed evocative di un Uno-Tutto, segreto del Mondo.

E poi c’è il tema della morte. Non una morte spaventosa o tragica, ma una morte che fa parte del ciclo della vita. Sorrentino ci invita a contemplare la morte come un passaggio, come un ritorno all’origine. È un tema universale, ma qui è trattato con una delicatezza e una profondità straordinarie.

“Olimpia” è un viaggio nell’essenza stessa della poesia. Attraverso versi immaginifici, potenti, l’autrice ci conduce in un territorio di confine tra l’essere e il non essere più.

Nella prefazione, Milo De Angelis afferma che scrivendo ”Olimpia”, Luigia Sorrentino ha creato il libro della sua vita. Questa raccolta tocca in profondità le grandi questioni dell’origine e della morte, dell’umano e del sacro, riuscendo ad esprimere un tempo assoluto, un tempo che contiene ogni tempo. È come se tutto fosse già accaduto, sia dietro di noi che davanti a noi, racchiuso in uno spazio circolare.  La grandezza di quest’opera poetica sta nel fatto che ci sentiamo partecipi del viaggio intrapreso dall’autrice. I versi di “Olimpia” coinvolgono senza respiro e non lasciano mai indifferenti. È un’opera che preserva e cura, che ci dice che siamo noi il luogo della vita e della morte come nei versi, tratti da “Olimpia”, che seguono:

Nel silenzio

delle cose

si nasconde

l’eternità.

Qui l’invito a contemplare l’eternità nascosta nel silenzio delle cose, una poesia come richiamo profondo nei meandri della coscienza.

In conclusione, “Olimpia” è una raccolta di poesie che va oltre il tempo e lo spazio, con essa Luigia Sorrentino ha creato un capolavoro poetico, un libro che rimarrà con noi per sempre; un libro che, attraverso la sua visionarietà e la sua capacità di toccare temi profondi con un linguaggio ricco e innovativo, rappresenta un contributo significativo alla poesia contemporanea italiana.     

Antonella Radogna

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