lunedì, 17 Febbraio 2025

Simona Sparaco ha la capacità di arrivare dritta al cuore. Sempre. Le sue storie sono corali e commoventi, difficilmente lasciano scampo perché sono introspettive. Nel silenzio delle nostre parole (DeA Planeta) è forse il suo romanzo più bello, più intenso, quello che inevitabilmente porta a confrontarci con le nostre mancanze, i nostri non detti. Sono descritte le ultime quindici ore di alcuni degli inquilini di un palazzo di Berlino che sarà distrutto da un incendio. Fin da subito il lettore sa quello che accadrà loro, ecco perché quelle storie (di solitudini, rancori, perdite, disillusioni, amore…) che si intrecciano pagina dopo pagina diventano emotivamente forti da seguire. Il condominio è multietnico, quasi uno specchio dell’Europa contemporanea sempre in bilico tra desiderio di integrazione e paura del diverso. C’è una giovane coppia, quella formata da Alice e Matthias, una coppia di anziani stremati dalla fatica e dalla malattia e sempre in lotta con Bastien – figlio unico – e poi c’è Polina, l’emblema della fragilità, dell’entusiasmo della giovinezza che si è incrinato davanti agli imprevisti. Polina, ex ballerina classica, incapace di accettare il proprio corpo dopo la maternità, il pianto incessante del suo bambino nella stanza accanto: ha dovuto mettere da parte i suoi sogni e dedicarsi, apparentemente senza alcun istinto materno, al piccolo Janis.

“Se almeno avesse abortito, tornò a pensare, ora non si sarebbe ritrovata ospite in un appartamento che non era il suo, a cavalcioni su una finestra spalancata, a fissare l’asfalto sotto di lei e il cielo sopra la città, ripensando a tutto quello che poteva essere e non era stato”.

Alice, studentessa italiana a Berlino per l’Erasmus, sente le farfalle nello stomaco accanto a Matthias. Stanno insieme da poco, nella loro relazione ci sono ingenuità e speranza. Nella casa di Tivoli Alice ha lasciato una mamma-generale e un papà affettuoso. La madre, sempre tutta d’un pezzo, le ha affidato un quaderno speciale che usava in terza elementare: Alice così la “scopre” autenticamente e, nello stesso quaderno, si confida.

Naima e Gerard vivono con una badante, non sono più autosufficienti. Bastien vorrebbe parlare loro a cuore aperto, ha qualcosa da dire ma si blocca, non riesce a esprimersi: “Se fosse stato ancora bambino, si ritrovò  a pensare Bastien mentre osservava la madre scomparire nella penombra del corridoio, forse si sarebbe sentito anche dire: “Coraggio, Bastien, non fare il timido”. Una delle frasi più ricorrenti nella bocca dei suoi genitori. Non avevano mai compreso che, così dicendo, ogni volta avevano nutrito la sua timidezza, e quella sensazione sotterranea di non essere mai, in nessun contesto, abbastanza adeguato”.

Infine, nel negozio di fronte, c’è Hulya che ha la mania di fotografare e riprendere le persone ed è segretamente innamorata di Polina nonostante sia stata ingabbiata, dalla famiglia, in un futuro già scritto.

Tutti saranno coinvolti in un incendio, un cortocircuito scaturito da un frigorifero che devasterà il palazzo e le loro vite. Per quanti riusciranno ad attraversare le fiamme, sarà come essere nati due volte. Per chi rimarrà, dopo aver perso una persona cara, significherà trovare un senso nell’incomprensibilità del vuoto.

La morte, con il suo carico di dolore, come In nessuno sa di noi e Sono cose da grandi, torna ancora una volta in un romanzo della Sparaco e lei, ancora una volta, cerca le parole più delicate: “Non c’è morte che non presupponga una rinascita. Imparare a decifrarla può dare un senso a tutto ciò che resta. Persino alla cenere”.

Nel silenzio delle nostre parole – che si ispira ai fatti realmente accaduti nella Grenfell Tower di Londra, che nel 2017 prese fuoco – ha vinto il Premio DeA Planeta: 150.000 Euro, la pubblicazione in Italia con DeA Planeta e in lingua spagnola con case editrici del Gruppo Planeta, insieme alle traduzioni in inglese e francese.

Una curiosità: l’autrice ha partecipato al Premio con lo pseudonimo di Diego Tommasini, i nomi dei suoi due figli Diego e Tommaso.
“Se mi guardo indietro, – afferma la Sparaco – mi sembra di non avere fatto altro nella scrittura che scandagliare il legame potente e ancestrale che esiste tra un figlio e chi lo ha messo al mondo per fare luce sulle mie ombre, e avere scritto questo romanzo proprio mentre mi accingevo a diventare madre per la seconda volta ha reso questa esperienza narrativa una delle più formative della mia carriera, e della mia vita”.

Simona Sparaco dopo aver vissuto per molto tempo all’estero, è tornata stabilmente a Roma. Ha scritto sceneggiature e romanzi; tra questi, Nessuno sa di noi è stato finalista al Premio Strega nel 2013. I suoi libri sono tradotti in numerosi paesi europei, in Sudamerica, Giappone e Russia.

Rossella Montemurro
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