venerdì, 19 Aprile 2024

“Se la forza sta nelle cicatrici dell’anima, oltre che del corpo, certamente esperienze di questa portata sono molto formative. Il fatto è che quando ci sei catapultato dentro, per quanto tenti di razionalizzare, devi arginare l’ansia sprigionata dai pensieri che ti assalgono sul destino delle persone a cui tieni di più. Pensi a loro e ti senti in colpa: potevi evitare di contagiarti, potevi fare prima il vaccino, potevi fare un sacco di cose che non hai fatto. (…)”

È uno dei passaggi di My personal Covid. Il mio viaggio (e ritorno) nell’inferno del virus (Typimedia Editore) di Luigi Carletti, giornalista, scrittore ed editore.

Sincero, diretto, quasi in forma diaristica Carletti descrive l’incubo del Coronavirus che ha provato sulla propria pelle. Inizia tutto con una stagista della sua casa editrice risultata positiva. Nonostante le precauzioni utilizzate quotidianamente, si ritrovano positivi anche lui e la moglie: inizia la “vigile attesa”, accompagnata da un’ansia crescente al pensiero della figlia (se entrambi dovessero finire in ospedale, che ne sarà della ragazzina?).

Dall’oggi al domani per Carletti cambia tutto. Paradossalmente, il giorno in cui avrebbe dovuto fare il vaccino, l’8 maggio 2021, decide di andare al pronto soccorso di Malattie infettive del Policlinico. Una scelta che gli ha salvato la vita perché le sue condizioni stavano peggiorando. Si ritrova così in un limbo, sospeso tra il primo piano in cui sono ricoverati i malati meno gravi e il piano terra, la terapia intensiva – un varco dal quale il ritorno è un’incognita.

Carletti non perde mai la stoffa del cronista, osserva gli altri contagiati, ne segue le sorti e combatte con le paure che inevitabilmente affiorano. La sua situazione precipita e il rischio della terapia intensiva diventa concreto. I pensieri diventano sempre più pesanti, brutti, teme di non avere speranze: “Adesso comincio a capire perché in tanti ci hanno lasciato la pelle: il punto di non ritorno è esattamente come questo virus. Subdolo, malvagio, imprevedibile”.

Più persone possibili dovrebbero leggere la sua esperienza, le sue parole sono un monito a non sottovalutare questo virus insidioso. Quella di Carletti è una storia molto personale che però riflette la storia di tanti altri.

Secondo l’autore la “vigile attesa” che propone il protocollo da Covid-19 è l’anello debole della catena. E aspettando a casa con paracetamolo e saturimetro si rischia di oltrepassare il punto fatale. “Quanti ne ha uccisi la “vigile attesa”?” si chiede Carletti. Una domanda che nel libro trova risposte destinate ad aprire non poche polemiche.   

Uno dei capitoli, No vax, no mask e negazionisti: dove si acquista un lanciafiamme è quanto mai indicativo del potere distorto e persuasivo dei social su teorie prive di qualsiasi fondamento e dannosissime.
Luigi Carletti, per oltre trent’anni giornalista del gruppo RepubblicaL’Espresso, è stato direttore di varie testate (tra cui il portale nazionale Kataweb) e ha ricoperto incarichi manageriali. È autore di romanzi tra cui Una traccia nella palude (Baldini&Castoldi), Giuramento etrusco (Baldini&Castoldi), Alla larga dai comunisti (Baldini&Castoldi), Lo schiaffo (Baldini&Castoldi-Dalai), Prigione con piscina (Mondadori e, in Francia, Liana Levi), Cadavere squisito (Mondadori). Con Mondadori ha pubblicato il best-seller internazionale Supernotes, tradotto in oltre 30 paesi. È il presidente e direttore editoriale di Typimedia, casa editrice e media company fondata nel 2016 insieme a Edoardo Fedele, che ne è l’amministratore delegato. Con Typimedia ha pubblicato anche Sei donne a San Siro, che inaugura la collana CommunityNoir.

Rossella Montemurro

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