venerdì, 19 Aprile 2024

Riceviamo e pubblichiamo l’Omelia di mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina, pronunciata durante la Messa dei pastori che si è tenuta stamattina in Piazza Duomo alle 5,30. A conclusione della Messa, l’arcivescovo ha letto l’atto di affidamento dei
giovani alla Madonna della Bruna:

Carissimi giovani, mi rivolgo soprattutto a voi: S. Festa della Bruna!

Da poco è sorto il sole e noi ci ritroviamo anche quest’anno, nella secolare tradizione, a celebrare la “messa dei pastori”, ricalcando il cammino di quanti, non potendo partecipare ai festeggiamenti in onore della Bruna, vivevano all’inizio del nuovo giorno l’Eucaristia, coscienti che questo fosse il momento più alto e più bello di ogni festa. Nutriti della Parola e del Corpo e Sangue di Gesù, si mettevano in cammino, con le loro greggi, attraverso le strade dei Sassi, pieni di gioia e di entusiasmo, lasciandosi precedere da colei che ci ha dato Gesù: la Madonna della Bruna.

Gesù è il “sole che sorge”, che illumina il cammino della nostra vita, riscalda il cuore, è la risposta ai nostri tanti perché.

Quest’anno, per i motivi che ben conoscete, non possiamo vivere la processione dei pastori della Bruna, ma nella riflessione che vi propongo ho pensato di fare lo stesso “quattro passi” con voi, seguendo la Madonna così come l’evangelista Luca ce l’ha presentata nella Visitazione alla cugina Elisabetta. “Fare quattro passi”, non è solo un modo di dire ma una vera processione spirituale che ci vuole aiutare a leggere questo momento storico per trovare risposte che solo la Madonna potrà darci.

Iniziamo, allora, carissimi giovani, il nostro pellegrinaggio e facciamo un primo passo: “In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna”. Perché Maria si mise in viaggio? Prima di questo brano ci viene presentato il momento in cui l’Angelo porta l’annuncio a Maria, rivelandole che dovrà essere Madre di Gesù. Sono due i momenti importanti da sottolineare. Il primo: Maria si mette completamente nelle mani di Dio dicendo “Eccomi”. Il secondo: Maria traduce l’Eccomi in missione. Infatti, dopo aver “lasciato fare a Dio”, è consapevole che “bisogna fare insieme”. E’ in questo passaggio che diventa la donna del servizio che porta disponibilità, amicizia, conforto, amore. Non agisce da sola. Sente di essere posseduta da Dio e di conseguenza fa le cose di Dio.

Questo primo passo compiuto da Maria è lungo 130 Km. Impiega diversi giorni per arrivare dalla cugina Elisabetta, da Nazareth a Ein Karem, dove il mio predecessore, Mons. Antonio Ciliberti, fece costruire un’edicola dedicata alla Madonna della Bruna. Sono tre i luoghi dove l’affresco della Madonna della Bruna è collocato: nella nostra Basilica Cattedrale, a Ein Karem, luogo della Visitazione, vicino Gerusalemme, nel santuario di Isola di Capo Rizzuto, mio paese natio. Sono i tre luoghi dove ormai si venera la Madonna della Bruna.

In questo primo passo, Maria cammina in salita e trova la forza per completare la salita nello slancio spirituale. Maria sta tracciando la strada che il Figlio, Gesù, farà spesso: da Nazareth a Gerusalemme.

Nella strada tracciata nei secoli passati dai nostri pastori Dio incontra ognuno di noi. Lungo le strade dei Sassi c’è la storia personale e sociale di questa città, di questa Chiesa. Una strada spesso in salita, costellata da ingiustizie, umiliazioni, ma segnata dalla determinazione di chi non si è arreso ed è stato capace di risalire la china, fino ad arrivare in cima e gustare l’elevazione a Città di Maria, Capitale europea della Cultura 2019.

A questo punto facciamo un secondo passo con Maria. L’evangelista Luca lo descrive così: “raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta”. Qualcuno lo definisce il passo della “fretta” di incontrare e servire la cugina. Ma da cosa nasce la fretta di Maria? Non diciamo che la fretta è cattiva consigliera? Ciò che mette fretta a Maria è la presenza di Gesù in lei. E’ abitata da Dio e questa presenza la mette subito in movimento. Maria capisce che deve vivere pienamente il tempo che ha a disposizione, mettendosi in cammino per poi rimanere a servire.

E’ abitata da quell’energia vitale del Verbo che si è fatto carne, dall’Amore divino, incontenibile. Non a caso l’Angelo l’aveva salutata dicendole: “Piena di grazia”. E’ esattamente ciò che porta alla cugina Elisabetta e nella sua casa. Porta la pace di Dio.

Il saluto che gli Ebrei usano è esattamente SHALOM, che noi traduciamo solo con “pace”. Ma è molto di più di quanto noi letteralmente diciamo. La sua iniziale  shin nel Sèfer Yetzirà rappresenta l’elemento del fuoco, che purifica e trasforma. Per la forma e per il suono la shin ne ricorda il movimento ascensionale, che allude all’anelito dell’uomo verso Dio. Significa star-bene, felicità, sicurezza, totalità, condizione di tranquillità, di ordine, pienezza, perfezione, armonia, integrità, totalità, compiutezza, interezza.

Gesù dice: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”. La pace – shalom – di Gesù è prima di tutto un Suo dono, non è mai una conquista dell’uomo, è l’offerta della vita che si articola in un sistema di relazioni con Lui, con Dio, con se stessi, con le creature e con la creazione all’insegna della completezza e della perfezione.

Camminare tra i Sassi con Maria, significa mettersi il vestito bello, vestirsi a festa. Non è solo un modo per sfoggiare qualcosa di griffato. Significa mostrare concretamente che, come Maria, siamo rivestiti di Dio che è shalom, misericordia, perdono, giustizia. Lui ci rende capaci di intraprendere relazioni con gli altri dove la fraternità e la condivisione diventano memoria e insegnamento, così come accadeva nel vicinato che sapeva custodire e mostrare cosa significasse stare bene anche quando si stava male.

Ed eccoci al terzo passo di Maria: …appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo”. E’ una scena bellissima perché il saluto di Maria e la sua visita riempie Elisabetta di gioia: il cuore le batte forte e Giovanni Battista, nel suo seno, danza di gioia. Chi li ha raggiunti, attraverso Maria è Gesù. Quest’incontro cambia la vita e la gioia rimarrà per sempre.

Voi giovani siete amanti della vita, della musica, del ballo: ottima cosa. Ma sapete bene che, quando ci si sballa, la gioia che si prova dura poco e per risentire le stesse sensazioni c’è bisogno di altro “sballo”. La gioia non è duratura e ciò lentamente provoca dipendenza e insoddisfazione.

La gioia che fa danzare Giovanni Battista, ancora nel seno di sua madre al sesto mese di gravidanza, è duratura. Trova la sua fonte nella Parola di Dio che si è intessuta nella carne di Maria e nello stesso tempo si è diramata all’umanità con le sue gioie e i suoi dolori. E’ la stessa danza che, dal momento dell’annunciazione, Maria ha ininterrottamente ballato, anche nel momento più tragico che come mamma ha vissuto: la morte del figlio. Il dolore non ha spento la speranza nè la certezza che Dio non delude.

Anche noi, stamattina, mentre il sole continua ad alzarsi, vogliamo danzare, ballare, cantare la gioia della vita e annunciare con forza, la vittoria della vita sullo sconforto, sul pessimismo, sulla rassegnazione. Gridiamo a squarciagola la nostra gioia di camminare con Maria, dalla cima della civita fino ai profondi canyon che circondano e abbracciano la nostra città.

Siamo arrivati, carissimi giovani, all’ultimo passo, il quarto: “Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto  il frutto del tuo grembo!  A che debbo che  la  madre del mio  Signore  venga  a  me? … E beata colei che  ha  creduto  nell’adempimento  delle  parole  del  Signore”.

Chi è nella gioia è ricolmo di Spirito Santo e vede ogni cosa oltre il visibile: vede con gli occhi della fede. Elisabetta, anziana, incinta, contenta ma stanca, ha bisogno di energia vitale per riempire i vuoti che si porta dentro: solo lo Spirito può compiere tutto ciò. Ecco perché è capace di fare una duplice professione di fede: “Benedetta sei tu, o Maria e Benedetto è il frutto del tuo grembo”.

Questo passo è il più difficile. Non sarà mai possibile farlo se non diamo a Dio la possibilità di entrare nelle nostre fragilità, riconoscendo la nostra pochezza, quello che realmente siamo. Maria prima ed Elisabetta dopo ci insegnano che dobbiamo avere il coraggio di mettere da parte ogni forma di autosufficienza, di autocompiacimento.

Maria trasmette a Elisabetta, Elisabetta trasmette a Maria divenendo così compagne di viaggio, protagoniste insieme nel portare nel mondo la gioia che le abita, l’amicizia e la fraternità che le unisce. Costruttrici di una umanità nuova.

Anche voi, carissimi giovani, proprio perché siete l’adesso di Dio, siete chiamati ad essere contagiosi, trasmettendovi l’uno con l’altro il virus dell’amore, della gioia, della voglia di vivere e far vivere, dello shalom che vi fa danzare di gioia. La vostra devozione alla Madonna della Bruna è questa: portate questo contagio positivo tra le strade dei Sassi, della nostra Lucania, del mondo intero. Chiunque vorrà tastare e analizzare la positività del contagio, resterà sconvolto dalla consapevolezza che il risultato di questo tampone è uguale per tutti: ammalati d’amore.

Ieri mattina, rivolgendomi alle autorità politiche e militari, ho parlato non di voi ma per voi. C’è un progetto che, come Chiesa di Matera-Irsina, abbiamo lanciato: vogliamo però ascoltare voi. Se avete tempo e voglia troverete scritto tutto sul sito della Diocesi.

Concludo dicendovi: Grazie che ci siete, perché siete qui! Fra poco vi consacrerò tutti alla Madonna della Bruna. Con Maria siate santi, perché Dio che vi ha chiamati attraverso di lei è Santo. Così sia.

ATTO DI AFFIDAMENTO DEI GIOVANI

ALLA REGINA DELLA BRUNA

Ti salutiamo, Regina della Bruna!

Ai piedi della croce, Gesù ti affidò il giovane Giovanni

e tu fosti a lui affidata.

Questa mattina sono tanti i giovani

che sotto il tuo manto materno trovano rifugio

desiderosi di sentire il tuo amore di Madre.

Sono i giovani di questa città che è tua!

Sono i figli di questa terra santa

toccata da sempre dalla tua presenza!

Ti salutiamo, Regina della Bruna e Regina dei giovani!

All’inizio di questo giorno

scorgiamo il sole che sorge, Cristo tuo Figlio,

lasciandoci avvolgere dalla sua luce divina.

Sostieni la generazione dell’ora presente

guidandola tra le strade del mondo,

mentre cammina con la gioia e l’entusiasmo

di chi canta e danza la gioia della vita,

serve con amore la storia di ogni uomo

animato dalla forza dello Spirito Santo.

Ti salutiamo, Regina della Bruna, Regina dei giovani e Regina di Matera!

Coscienti dei limiti e delle proprie fragilità

i nostri giovani implorano, per mezzo tuo, misericordia dal Padre,

cercando rifugio e conforto.

Come Gesù possano risplendere della sua luce

tra le tenebre dell’inganno,

tra le promesse menzognere

ed essere loro stessi luce per i loro coetanei.

Sono figli di questo tempo ricco e stupendo

ma pieno di delusioni, di paure

tormentati dall’incertezza del futuro.

Ti salutiamo, Regina della Bruna, Regina dei giovani, Regina di Matera e della Chiesa!

Aiuta i nostri giovani a scoprire la loro vocazione,

benedici i loro desideri e affetti

affinchè siano protagonisti in un mondo spesso egoista,

privo di sentimenti e pieno di distinguo.

Aiutali a vincere la cultura dello scarto

a costruire ponti di umanità

abbattere le mura della divisione

con il contagio dell’amore.

Benedici i loro progetti per un bene comune

capace di vincere la tentazione dell’isolamento.

A te, Regina della Bruna,

affidiamo i nostri giovani:

benedicili e proteggili ora e sempre.

Amen.

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