giovedì, 18 Aprile 2024

“È come nelle fiabe, percepisce la bambina, dove le cose normali diventano magici oggetti guida verso una nuova avventura, il futuro forse; oppure una strada tutta all’indietro, alla fine della quale si scopre l’origine”.

Laura Bocci – giornalista, traduttrice e autrice – è da sempre interessata alla psicoanalisi, all’autobiografia e al collage junghiano e queste sue passioni inevitabilmente si riflettono nella sua scrittura. Accade in Mitologia d’infanzia. Figure, intrecci di vita, Storia (Vallecchi Firenze), il lungo racconto di un’infanzia vissuta negli anni Cinquanta del secolo scorso. È incerto, però, quale peso abbiamo i ricordi con le costruzioni immaginarie: in che misura questi si mescolino nell’inconscio nessuno può dirlo, l’infanzia resta misteriosa e sta a noi darle una forma a posteriori.

Due nonne dalle personalità opposte sono le basi su cui la piccola ha costruito la propria genealogia femminile. Proprio sulle due donne si apre un intenso squarcio sulle loro piccole storie private
e sulla loro condizione ben prima del femminismo, tra sottomissione e albori di consapevolezza, ancora in pieno patriarcato rurale.

La guerra del ’15-’18, il Fascismo e l’utopia anarchica caratterizzano invece le vite dei nonni, coinvolti nella Grande Storia attraverso, pur essendo, come tutti, solo delle vittime.
Alla fine dell’infanzia, un segreto esploderà come una bomba, stravolgendo i rapporti familiari. Pur tra durezze, difficoltà e contrasti, che lasciano tracce profonde sull’esistenza della bambina, in seguito quelle figure faranno da fondamento a una vera e propria mitologia personale, Penati e Lari, a cui guarderà con partecipe pietas.

Mitologia d’infanzia, cronaca emozionale di un passato recente impreziosita da foto e documenti inediti, è come un film in bianco e nero scandito dalla lingua toscana dei nonni, indelebile colonna sonora nelle singolari combinazioni di forme linguistiche.

Laura Bocci germanista, traduttrice e autrice, è nata e vive a Roma. Ha tradotto opere della letteratura tedesca tra la fine del ’700 e la metà del ’900 (Lenz, Hoffmann, Chamisso, Kleist, Brentano, Storm, ecc.). Nel 2005 ha ricevuto il Premio Nazionale per la Traduzione del MIBACT. Come autrice ha pubblicato: Di seconda mano. Né un saggio né un racconto sul tradurre letteratura (Rizzoli, 2004 – DMG ed. 2016), vincitore dei premi Vittorini e Rapallo Carige come opera prima, poi dei premi Argentario e Procida; Sensibile al dolore (Rizzoli, 2006); La Seconda India (Piero Manni ed., 2012) vincitore nel 2015 del premio Francesco Gelmi di Caporiacco per la Sezione “Dialoghi – La narrativa come casa comune oltre la soglia dell’esilio”.

Rossella Montemurro

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