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“Mio marito”: un amore morboso tra diario e flusso di coscienza nell’esordio brillante di Maud Ventura

“Di solito riesco a indovinare il piatto che sceglierà mio marito (tutto fuorché le lasagne), l’importo della mancia che lascerà sul tavolo e il modo in cui ringrazierà la cameriera al momento di andarsene. Ne conosco la grammatica a memoria. Conosco il tono, le inflessioni e la sintassi. Riesco a prevederne le parole (mi è addirittura capitato di prevederne gli starnuti). So che mangia poche cose dolci. E quindi come è possibile che mi sembri improvvisamente un completo sconosciuto?”

Gelosa, possessiva, forse anche un po’ paranoica: ogni cosa che riguarda “suo marito”, che siano parole o azioni, lei la disseziona alla ricerca spasmodica, al limite dell’ossessione di indizi che possano metterla in guardia sulla fine ormai prossima del loro idillio.

Mio marito (SEM, traduzione di Mauro Cazzolla) di Maud Ventura  è a metà tra diario e flusso di coscienza, un monologo lucido sulla tenuta di una coppia in apparenza perfetta: ma, prestando attenzione alle parole della moglie, c’è un sottotesto che apre tutti altri scenari. Entrambi sulla quarantina, lei è una professoressa di inglese e lavora anche come traduttrice in una casa editrice, lui “lavora nella finanza”.

Sono insieme da quindici anni, hanno due figli brillanti, una grande casa, successo sociale. Lei brucia ancora di passione – una passione morbosa, insana che si nutre però di mille dubbi – lui invece si è quasi adagiato nella tranquilla monotonia di un matrimonio che non regala più tanti slanci. Baci veloci e distratti, frasi di circostanza, quella pacata indifferenza che si insinua quando non c’è più niente che possa essere svelato perché la coppia vive ormai di rendita. Ed è questo che lei proprio non accetta, lasciandosi divorare da pensieri negativi e buttandosi nella ricerca di un senso all’ormai conclamata freddezza del marito. Lo spia, lo segue, si intrufola nella sua quotidianità perché ha bisogno solo di conferme, conferme che malgrado gli sforzi e l’impegno, in primis mentale, non riesce ad avere fino in fondo. Non solo, lei fa l’impossibile per essere sempre bella, elegante, impeccabile: di fronte alle donne non può sfigurare, suo marito deve essere fiero di avere accanto una donna splendida.

“Mio marito” è ripetuto ben 222 volte nel romanzo, a riprova del legame fortissimo e del tutto sbilanciato della donna.

Fino alla fine sarà un’incognita il comportamento bizzarro dell’io narrante, voce accattivante di un originalissimo esordio letterario che ha incantato la Francia e vinto il Prix du Premier Roman.

Maud Ventura ha ventotto anni e vive a Parigi. Laureata all’HEC, è entrata nel France Inter subito dopo gli studi. Ora è caporedattrice di podcast in un grande gruppo radiofonico. Continua a esplorare la complessità del sentimento d’amore nel suo podcast “Lalala”.

Rossella Montemurro

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