Nelle giornate del 25 e del 27 marzo 2025, gli alunni delle classi terze della Scuola Secondaria di I grado “Nicola Festa” hanno partecipato a un’intensa e significativa attività di Educazione Civica, incontrando i volontari dell’associazione DISMA ODV, attivi...



“Oggi più che mai c’è un urgente bisogno di cultura della legalità, che deve essere la legalità delle piccole cose, dalla fila alla cartaccia per terra, fino ai temi più importanti. I ragazzi hanno modelli educativi che sono veramente agli antipodi. A casa hanno spesso genitori assenti, c’è povertà educativa, quindi gran parte dell’educazione passa dai social network, che propinano spesso e volentieri modelli criminali che danno di sé un’immagine da imitare. Purtroppo i nostri studenti seguono questi modelli, mi ritrovo a leggere temi in cui i miei alunni parlano di questi personaggi – a volte sono ex criminali che tornano alla criminalità; oppure rapper, trapper che scrivono testi che inneggiano all’illegalità. Quindi, a un certo punto, da insegnante dovevo fare qualcosa. Dalla parte della legalità, abbiamo dei personaggi che potremmo definire influencer, personaggi come Falcone e Borsellino, due nomi che i ragazzi non hanno conosciuto: ecco un’occasione ghiotta per parlarne, solo che non avrei potuto farlo in un saggio ma ho cercato una narrazione che fosse adatta ai più piccoli”.
È un fiume in piena Dario Levatino, docente di italiano in un liceo di Monza e autore de Il cane di Falcone e Il giudice e il bambino (Fazi Editore), due dei suoi ultimi romanzi che hanno riscosso grande successo di critica e di pubblico e hanno conquistato il cuore dei ragazzi. Levantino è stato ospite ieri nella Libreria Di Giulio di Matera e, in mattinata, ha incontrato gli studenti dell’Istituto Comprensivo Giovanni Pascoli.
Non perde mai il sorriso, Levantino, quando parla. Rassicura, trasmette serenità, incanta con le sue parole, ha fiducia nelle nuove generazioni: “La narrativa è un grande strumento di intrattenimento e il fenomeno della mafia possiede tutti gli ingredienti della grande narrazione. C’è il cattivo, c’è il buono, c’è il buono che diventa cattivo, c’è la talpa, c’è il traditore, c’è chi si redime, tutto… con un po’ di fantasia si può imbastire una narrazione”.
Con molta delicatezza, Il giudice e il bambino ripercorre le vicende di Paolo Borsellino e del piccolo Giuseppe Di Matteo, ucciso dalla mafia a soli quindici anni dopo due di prigionia durissima e insensata: in paradiso Borsellino viene incaricato da Dio di risolvere casi particolari e delicati. Per un periodo, si occuperà di quelle anime che, per motivi diversi, hanno lasciato qualcosa di irrisolto sulla Terra. Appena gli capita il faldone del piccolo Di Matteo, rifiutato da tutti gli altri funzionari in cielo, prende a cuore il bambino: “Anagraficamente – scrive Levantino – sarebbe corretto dire che bambino non lo era più, dal momento che nel giorno del suo omicidio aveva ormai quattordici anni. Ciò che però giustifica questo epiteto è la sua stessa storia. Quando era stato rapito, infatti, Giuseppe Di Matteo aveva solo dodici anni, e quello che è successo alla sua crescita deve essere stato molto singolare. Tenuto al buio per 779 giorni, senza vedere né giorno né notte e senza parlare con nessuno, non solo la vittima smise di crescere fisicamente, ma emotivamente visse una specie di ripiegamento nell’infanzia. Giuseppe Di Matteo era rimasto prigioniero dell’età in cui la sua fine cominciò a profilarsi. Smettiamo di vivere, anche se continuiamo a farlo, quando il male che subiamo non ha un perché.”
Come in una favola – un contrasto molto incisivo, tra le atrocità della mafia e la bontà di un’anima bella, quella di Borsellino, e del candore di Giuseppe – i due andranno alla ricerca, tra le nuvole, del cavallo Mottino.
Dopo un ricco curriculum letterario – Di niente e di nessuno (Fazi Editore, 2018), ha vinto il Premio Biblioteche di Roma 2018, il Premio Letterario Subiaco Città del Libro 2018, il Premio Leggo QuINDI Sono 2019 ed è stato tradotto in Francia con il plauso della critica; Cuorebomba, tradotto in Francia e La violenza del mio amore (2021) – Levantino confida di voler continuare a scrivere, ma in un’altra forma: “Ho una storia bella tra le mani e di tutt’altro genere. È una storia vera, mi è stata raccontata da una persona e sto provando a raccontarla sotto forma di sceneggiatura per il cinema. Però è una strada talmente tortuosa e un cammino talmente complicato che chissà… Tuttavia non escludo, un giorno, di tornare a scrivere per ragazzi”.
Rossella Montemurro