domenica, 9 Febbraio 2025

“Le cose nella vita accadono, e non è detto che siano sempre belle. Ecco, io, che sono padre di un figlio di vent’anni, volevo raccontare questa storia che, come mi hanno detto in tanti, è sì emotivamente molto forte ma fa parte della vita”.

Carlos Solito racconta il suo Troppa notte intorno a me (Sperling & Kupfer, illustrazioni di Francalaura Rella e Maria Stefani) intervistato dalla giornalista Rossella Montemurro davanti alla platea gremita del cineteatro Guerrieri di Matera nell’ambito del Matera Film Festival diretto da Nando Irene. E lo racconta con la maestria di un narratore che affascina, incanta con la tranquillità con cui entra nel vivo del suo libro dimostrando un coraggio enorme nell’affrontare argomenti scomodi – la tragedia di un padre dopo aver perso il figlio – in un momento in cui tutti, sui social, tendiamo ad apparire felici, spensierati: “Ma, è un dato di fatto, ogni giorno siamo bombardati da notizie che non ci rasserenano”.

Troppa notte intorno a me parla di Dante, un illustratore 35enne rientrato dal Nord nella sua terra d’origine, in Irpinia sui Monti Picentini, dopo la morte del figlio. L’incontro con Virgilio, uno speleologo, e l’immergersi con lui negli “inferi” delle grotte gli permetteranno di affrontare il suo dolore immenso.

Per Solito, che ieri a Matera in anteprima nazionale ha presentato il documentario La profonda fantasia, da lui diretto – un “viaggio dantesco nelle grotte di Puglia” seguendo le esplorazioni degli speleologi salentini Marco Martonucci e Gianluca Selleri, con la voce narrante dell’attore e cantante pugliese Giorgio Consoli e le musiche del compositore siciliano Giuseppe Vasapolli – le grotte sono buio, silenzio, calma: uno “staccarsi” dalla frenesia del mondo, perdere la cognizione del tempo – l’oscurità interferisce con i ritmi circadiani – e lasciarsi andare in una culla a suo modo protettiva. Un po’ quello che è accaduto al protagonista del romanzo, Dante: in Troppa notte attorno a me la speleologia diventa salvifica, le tenebre interiori, grazie alle parole, vengono dissipate a favore di un nuovo inizio. “Scendere” all’inferno – che poi, inferno non è, ha sottolineato l’Autore – significa anche riuscire a trovare la strada per darsi un’altra possibilità, nonostante tutto.

Scrittore, fotografo, giornalista e regista, Solito è un professionista poliedrico tra i più talentuosi del panorama culturale contemporaneo. A fine serata ha chiesto un applauso per Franco Dragone, uno dei più grandi show maker del mondo – sue, tra le altre cose, le regie degli spettacoli del Cirque du Soleil –  recentemente scomparso, che è stato il suo mentore.

Foto Matera Film Festival

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