venerdì, 19 Aprile 2024

C’era – e forse c’è ancora – una scuola in cui i bambini erano un po’ immobilizzati: quella con i banchi – appunto – come la protesi dell’autoritarismo pedagogico imperante. Venne Maria Montessori e introdusse una rivoluzione: le scuole divennero Case dei Bambini, a loro misura. Via i banchi! Solo tavolini con sedioline e libertà di movimento. Questa impostazione pedagogica si muoveva con equilibrio tra libertà (non però permissivismo senza regole) e autorità (mai autoritarismo oppressivo): dunque vi era certo la necessità di liberare il bambino dalla tirannia dell’adulto (in un mondo che era e oggi rimane prevalentemente adultista e adultocentrico), ma anche la necessità di un’autorità non asservitrice ma liberatrice, il meno intrusiva possibile, ma non assente. Alla base di questa concezione pedagogica vi era una spiritualità cristiana, vicina alle correnti cattoliche novatrici e modernistiche del primo ‘900. Non si negava il peccato originale – ovvero una natura umana “corrotta” -, ma non lo si vedeva nei capricci del bambino. Il peccato originale, il male, stava – per la Montessori – proprio della tirannia dell’adulto, che soffoca tanto il bambino da costringerlo, talvolta, a risposte irritate. Due, allora, gli errori da evitare: non vedere il male nei vissuti del bambino; ma non negare il male (cioè il peccato originale) nel comportamento umano, perché tanto male gli esseri umani (adulti) facevano e fanno al bambino. La via di salvezza, per la Montessori? A ben vedere quella di Gesù che dice: “Se non ritornerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli”. Questo il quadro di riferimento per parlare della scoperta straordinaria– grazie allo storico Fulvio de Giorgi che ne è curatore- di nuovi inediti montessoriani ora in libreria con il titolo Il Peccato Originale (Scholé, pp. 208, euro 15,50) reperiti attraverso pazienti ricerche in archivi in Gran Bretagna, Italia, Olanda. Si tratta di una conferenza finora sconosciuta che la Montessori tenne a Londra nel 1919 rivenuta – in originale, in traduzione immediata, con correzioni manoscritte ed altri documenti inerenti il tema – di cui De Giorgi spiega ritrovamento e significato. Ma perché questo testo, in cui si parla per gran parte del peccato originale è così rilevante? La Montessori non era una teologa, ma tale questione non è solo teologica: è anche al centro dell’antropologia pedagogica. La pedagogia contemporanea, infatti, ha il suo punto di partenza in Rousseau, che pensava ad un essere umano naturalmente buono, senza peccato originale: così si aveva una pedagogia naturalista, spontaneista, se si vuole “permissiva”: fondata sulla libertà del bambino. Quando ai primi del’900 si cominciò a diffondere nel mondo il Metodo Montessori, fondato anch’esso sulla libertà del bambino, molti vi videro un’affinità con l’antropologia roussoviana. Ecco che da allora, ma fino ai nostri giorni, si è diffusa una visione (non vera) di una Montessori che rifiuta il peccato originale: intrinsecamente non cristiana, vicina alla teosofia e alla Massoneria. Questo testo sfata questa “leggenda nera”. Sappiamo che non solo la Montessori era davvero cattolica e riconosceva anche il peccato originale. La sua posizione? Vicina a quella linea – per molto tempo minoritaria – che partendo dal rosminianesimo e dal cattolicesimo liberale, passando per il modernismo “ortodosso” (di Fogazzaro e Gallarati Scotti), giungeva a figure come Roncalli, Montini, e al Concilio Vaticano II: un cattolicesimo aperto, fondato sulla libertà della coscienza e su un’educazione spirituale alla libertà.
 

 
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