venerdì, 19 Aprile 2024

Dalle prime ore di questa mattina i carabinieri sono stati impegnati in una massiccia operazione nei confronti del clan D’Abramo – Sforza. In totale per 49 persone è scattato il carcere, per 5 i domiciliari, e per 4 l’obbligo di presentazione alla polizia. Sono tutti capi e affiliati del clan nei comuni di Bari, Altamura (BA), Foggia, Cerignola (FG), Matera (MT), Lecce (LE) e Roma, ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso armata, detenzione e porto di armi, anche da guerra, traffico di sostanze stupefacenti,omicidio, tentato omicidio, estorsione, turbativa d’asta. Eseguito anche il sequestro di quattro immobili, un esercizio commerciale del valore complessivo di oltre due milioni di euro, e due autovetture di grossa cilindrata. Nel corso dell’indagine, i carabinieri avevano già recuperato un considerevole quantitativo di droga: 5 chili di cocaina, 9 di marijuana e 16 di hashish. 

L’operazione – denominata “Nemesi” – è il frutto di un’indagine avviata nel 2017 dai carabinieri di Bari, che ha consentito di:

–   documentare l’operatività dell’organizzazione criminale facente capo a Michele D’Abramo e Giovanni Sforza – legata al clan Parisi di Bari – attiva nel territorio di Altamura, e impegnata in traffico di stupefacenti, reati contro il patrimonio (estorsioni), contro la persona (omicidi e tentati omicidi), in materia di armi, e contro la Pubblica Amministrazione (turbata libertà degli incanti);

–   sequestrare notevoli quantitativi di droga nella disponibilità del sodalizio, che si riforniva dal clan Parisi-Palermiti di Bari e da Cerignola;

–   disporre il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di 4 appartamenti e di due autovetture, sulla base dell’accertata sproporzione tra i redditi dichiarati ed il tenore di vita dei nuclei familiari di D’Abramo, Sforza – capi cosca – e dei loro luogotenenti Pasquale Sciannanteno e Luigi Sforza;

L’indagine ha infine consentito di identificare i mandanti e gli esecutori materiali dell’omicidio e della soppressione del cadavere di Angelo Popolizio,  scomparso ad Altamura il nel 2014, di due tentativi di omicidio, strategici per la conquista violenta del territorio da parte della nuova compagine criminale.

Nell’ambito dell’inchiesta è emerso, altresì, come un imprenditore edile altamurano, responsabile della ditta incaricata dell’esecuzione dei lavori di costruzione del centro di ristorazione sociale per persone disagiate a Gioia del Colle (BA) – danneggiato, nel 2016, da un incendio doloso a pochi giorni dalla sua inaugurazione – e successivamente impegnato con la sua impresa nella realizzazione di alloggi di edilizia popolare a Grumo Appula (BA), fosse rimasto vittima – in entrambi i casi – di estorsioni (non denunciate) da parte della criminalità locale, e costretto ad assumere personale per ottenere la ‘protezione’. Inoltre, lo stesso si è reso responsabile della corruzione di un funzionario amministrativo già in servizio presso la Regione Puglia, per accelerare l’emissione dei mandati di pagamento.

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