mercoledì, 24 Aprile 2024

Il presidente Bardi: “Ha vinto la politica delle cose concrete”

“È stata premiata la politica delle cose concrete. I cittadini sono stanchi di ascoltare parole, vogliono vedere i fatti, e quando li vedono premiano. La condivisione di programmi con il campo allargato può dare nuovi risultati, realizzando le iniziative e i processi...

È stato presentato ieri sera a Matera da Vicolo Cieco Salsamenteria per la rassegna “Sassi & Parole. Presentazioni letterarie nei Sassi” Madri gotiche (Linea Edizioni) di Patrizia Busacca, giornalista prematuramente scomparsa. È intervenuto il marito dell’autrice, lo sceneggiatore Alessandro Bencivenni.

La figura attorno a cui ruota “Madri gotiche” è Lidia, una zia dell’autrice, una sorella schizofrenica della mamma, che a 16 anni fu ricoverata e lasciata in un ospedale psichiatrico. Da allora, la famiglia non si è più interessata a questa ragazzina perché, scrive Patrizia, “la vita spezzata di Lidia, debole e indifesa già da piccola, è stata il capro espiatorio per una famiglia patologica che doveva esplodere, ma che grazie a questa “disgrazia” ha trovato la sua sola ragione d’essere: rimanere unita nel nascondere la vergogna”.

Ma questa storia è solo il punto di partenza per una carrellata di storie in cui le protagoniste sono le madri, non quelle classiche tutte dedite ai propri bambini, gotiche perché ombrose, problematiche, incapaci di quell’indispensabile sintonia emotiva con i figli. Ecco che ci immergiamo in una lettura di episodi contrassegnati, in varie epoche, da dissonanze e distanze affettive con i figli. Ci sono madri che non fanno mancare nulla dal punto di vista materiale, li accudiscono, preparano da mangiare ma non hanno mai fatto loro una carezza, né li hanno mai incoraggiati. Madri quasi prive di istinto materno più attente alla forma, perché il mettere al mondo i figli era la naturale e necessaria conseguenza del matrimonio. Madri che letteralmente dimenticano i figli. E in un contesto così c’è anche la madre di Patrizia. La bambina cresce in un ambiente al limite dell’anaffettività e il tutto viene esasperato quando nasce la sorellina che ha un disturbo che richiede attenzioni costanti e che mette da parte Patrizia nel nucleo familiare, quasi che una bambina di cinque anni potesse essere in grado di bastare a se stessa.

Madri gotiche racconta di donne passive che si disperano ma non combattono, di femminilità negate, di emozioni represse, di mancanza di sintonie nei rapporti, è un libro coraggioso perché racconta storie vere che allo stesso io narrante, la Busacca, hanno fatto male.

Madri gotiche è come se fosse una lunga confessione di ciò che si è subito: non segue sempre un filo conduttore ma, proprio come accade quando si parla senza essere interrotti, spesso un argomento ne richiama alla mente un altro e l’attenzione si sposta, riaffiorano i ricordi.  La storia di Lidia, della sua malattia, del rifiuto della famiglia rimanda alla storia dei componenti della sua famiglia e si intreccia con l’infanzia e il vissuto dell’autrice, con la scoperta di un tumore, gli interventi chirurgici, le cure, le speranze, le ricadute fino a parlare del rapporto con la madre, con il marito con il figlio. Ci sono pagine emotivamente molto forti e altre leggere, nelle quali l’autrice racconta delle proprie passioni, dei propri hobby, dei sogni. Ed è questa contaminazione anche di generi, di stili e di stati d’animo che lo rende un libro dal quale traspare l’autenticità della narrazione.

Patrizia Busacca (Roma, 1960-2019). Giornalista, ha lavorato nelle redazioni delle principali testate televisive italiane, occupandosi principalmente di sport e spettacolo. Delusa dalla decadenza della professione, ha abbracciato nuovi interessi come l’architettura per interni, l’antiquariato e l’arredamento. Ha sempre affiancato al piacere intellettuale quello della manualità, realizzando per familiari ed amici amorevoli creazioni con i tessuti e sorprendenti bouquet di fiori in perle di vetro.

Alessandro Bencivenni (1954) intraprende l’attività di sceneggiatore nel campo dei fumetti con Topolino, quindi passa a scrivere per il cinema con il regista Neri Parenti assieme a Domenico Saverni (col quale instaura un lungo sodalizio professionale) e alla coppia Benvenuti-De Bernardi: gruppo con cui realizza vari film interpretati da Paolo Villaggio. Nel 1991 collabora a Io speriamo che me la cavo di Lina Wertmüller. Con Saverni e Oldoini concepisce la fortunata serie televisiva Don Matteo. Dal 2006 si dedica alla saga natalizia dei cosiddetti cinepanettoni e partecipa a Le rose del deserto di Mario Monicelli, candidato per la sceneggiatura ai Nastri d’Argento. Dal 2000 affianca l’attività di autore a quella di docente presso l’Accademia dell’Aquila, l’Università di Terni-Perugia, la Writing School della LUISS e la Scuola Volontè. È autore di monografie su Luchino Visconti, Peter Greenaway e Hayao Miyazaki e del volume Ricordare, sognare, sceneggiare. Ha vinto per dieci volte le Chiavi d’Oro: premio ai maggiori successi dell’anno. Ha inoltre pubblicato il racconto in versi L’amore non è incluso.

Prossimo appuntamento con “Sassi & Parole” ideata da Nando Irene, mercoledì 22 alle 19,30 in compagnia di Carlos Solito e La ballata dei Sassi (Sperling & Kupfer).

Rossella Montemurro

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