domenica, 9 Febbraio 2025

“Massimo Terzi, Presidente del Tribunale di Torino, l’ha detto due anni fa su “Il Giornale” intervistato da Luca Fazzo: ogni anno finiscono sotto processo 150mila persone che poi verranno assolte. Da quando è entrato in vigore il nuovo codice l’esperienza devastante di subire un processo da innocenti è toccata ad oltre 5 milioni di persone. Il 50 per cento di assolti vuol dire semplicemente che le indagini sono state fatte male, e che la Procura ha portato in aula processi che non stanno in piedi.”

Non poteva esserci una prefazione migliore di quella di Rita Bernardini per il volume L’uso ingiusto della Giustizia. Storie di vittime e persecutori (Libeccio Edizioni) di Antonio G. D’Errico.

Nel testo sono descritte le vicende di onesti cittadini, imprenditori, ufficiali delle forze dell’ordine, un volontariato attivo nella sanità pubblica, un sindaco che hanno perso ogni fiducia quando sono stati raggiunti e colpiti dall’azione devastante e pretestuosa di un procuratore accusato di corruzione, di scambio di favori e destinatario di mazzette a cinque zeri. La sua giustizia, come si evince dalle parole di alcuni dei perseguitati, era fatta di blitz da eseguire in ristoranti e camping mettendo in azione un numero cospicuo di agenti delle forze dell’ordine, movimentando volanti, barche e natanti della guardia costiera, perfino un elicottero.

Il racconto toccante di Felice Chiesa, imprenditore della costiera marchigiana, ultranovantenne, scomparso da alcuni mesi, e di Pino Silenzi, ottant’anni e oltre, ristoratore rinomato di Porto San Giorgio, è pieno di delusione, di rammarico per quanto è accaduto loro: hanno dovuto dimostrare le loro ragioni in un’aula di tribunale, con la voce tremula, l’espressione perplessa.

La malagiustizia di magistrati corrotti è uno schiaffo alla legalità, alla legge dei giusti e degli onesti.

Il racconto delle vicende di cattiva giustizia perpetrate da un magistrato ai danni di appartenenti alle forze dell’ordine, colpendoli addirittura con la detenzione, conseguenza dello spropositato potere arrogante di una giustizia malata proprio di quel potere che si fa minaccia e costrizione.

L’incubo della detenzione del maresciallo dei carabinieri Giuseppe Sillitti, in attività nella provincia foggiana, ha trovato eco nella redazione de Le Iene, facendo molto scalpore. Della provincia foggiana è anche l’ex sindaco Mimmo Vecera che ha raccontato la sua storia scrivendo al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

L’arroganza di un magistrato ha colpito allo stesso modo, con le stesse modalità, vessando cittadini modello di due regioni, instaurando un vero e proprio sistema di corruzione che potrebbe identificarsi come sistema apulo-marchigiano.

Un libro che tocca le coscienze delle vittime e di quanti, nonostante tutto, hanno ancora fiducia in una giustizia che reclama da più parti un bene che allo stato attuale dei fatti è stato negato.

Antonio G. D’Errico: poeta, scrittore e sceneggiatore. Premio Grinzane Pavese, nel 1998 e nel 2000. Nel 2008 è stato finalista al Premio Scerbanenco, per gialli e noir. Ha scritto numerosi testi di argomento musicale, tra cui la biografia di Eugenio Finardi (Rizzoli), e nel 2015 la biografia di Pino Daniele, Je sto vicino a te (Mondadori). È autore inoltre della biografia di personaggi come Marco Pannella e Donato Placido, fratello del noto regista Michele Placido. Nel 2020 ha scritto il saggio di divulgazione scientifica Il virus delle verità, Premio Speciale città di Grottammare, 2021.

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