venerdì, 29 Marzo 2024

Il sadismo dei condannati, colpevoli di aver ucciso, e la pena, la compassione che può provare il boia. Omicidi efferati, corpi brutalmente seviziati, assassini che in fondo sono persone comuni e, per colpa di un raptus o guidati da lucida premeditazione, uccidono. Dopo la sentenza, di fronte a loro, il boia.

“(…) La parola “boia” induce quasi sempre le persone sensibili a rabbrividire. Lo immaginano come un uomo morboso, assetato di sangue, un brutale scellerato, e ritengono che viva ossessionato dagli spiriti di coloro che ha impiccato. Bene, ho giustiziato più di cento condannati ma non ho ancora visto un fantasma. E a proposito dell’essere assetato di sangue, ho una meravigliosa famiglia composta da una moglie affascinante e dei fantastici figli, vi invito a parlare con loro per sapere se sono o no un brutale scellerato”.

L’ultimo boia (Vallecchi) di Cinzia Tani racconta la storia del pubblico giustiziere pentito Albert Pierrepoint, che in 25 anni ha impiccato circa 500 persone. Figlio e nipote d’arte, Albert ripercorre la sua “carriera” singolare e macabra, ultimo tassello di storie terribili – per le vittime, i carnefici e chi, innocente, è stato condannato a morte.

La quotidianità normale, almeno in apparenza, del boia, viene interrotta dalle chiamate in cui deve presenziare alle esecuzioni. L’adrenalina accompagna le “procedure” verso il patibolo. Minuti che per il condannato sono interminabili. Lampi di pietà per il boia, e una certezza: “Io credo che nessuna delle centinaia di esecuzioni da me effettuate abbia mai agito da deterrente per un crimine. La pena capitale, a mio parere, non risolve nulla, soddisfa soltanto un desiderio primitivo di vendetta.”

Albert Pierrepoint ha undici anni quando scopre per caso quale sia il lavoro segreto del padre e dello zio. Crescendo, decide di seguire la tradizione di famiglia e diventa il Pubblico Giustiziere più famoso della Gran Bretagna, chiamato per le esecuzioni anche in altri paesi del mondo. Tra un’esecuzione e l’altra la vita scorre tranquilla: la famiglia, il lavoro “vero”, le amicizie. Ma non tutti sono fortunati come Albert o suo papà e suo zio. Ci sono stati casi di boia che si sono suicidati, che non hanno retto a quegli occhi, gli occhi dei detenuti prima di essere incappucciati e “aiutati” a morire.

Con uno stile diretto, Cinzia Tani affianca alla vita di Albert i casi di cronaca nera più importanti dell’epoca in cui lui stesso fu l’ultimo boia.

Nel 1956 infatti Albert lasciò il suo lavoro perché non credeva più nella pena capitale e ha cominciato a combatterla. Accade quando deve giustiziare Ruth Ellis che, dopo un rapporto d’amore travagliatissimo con il corridore automobilistico David Blakely, lo uccide per gelosia. Per la prima volta Pierrepoint non trova una folla esultante che lo attende fuori dalla prigione ma gente inferocita che vorrebbe linciarlo.

Il libro ha la postfazione di Sergio D’Elia di Nessuno Tocchi Caino: “Nessuno tocchi Caino nasce a Bruxelles nel 1993 con l’obiettivo di condurre una campagna internazionale per il superamento della pena di morte, di quella concezione primordiale della giustizia secondo la quale “chi ha ucciso, deve essere ucciso, Già da subito, nella scelta del nome, ci rendiamo conto che il ragionamento possa andare oltre la pena di morte, abbracciando il superamento della pena fino alla morte e della morte per pena”.

Cinzia Tani è giornalista e scrittrice, autrice e conduttrice radiotelevisiva. Nel 2004 è stata nominata dal presidente Ciampi cavaliere della Repubblica per meriti culturali. Tra i suoi libri: Assassine (Mondadori, 1998), Coppie assassine (Mondadori, 1999), Amori crudeli (Mondadori, 2003), L’insonne (Mondadori, 2005), Sole e ombra (Mondadori, 2007, premio Selezione Campiello), Lo stupore del mondo (Mondadori, 2009), La storia di Tonia (Mondadori, 2014), Donne pericolose (Rizzoli, 2016), Il capolavoro (Mondadori, 2017), Darei la vita (Rizzoli, 2017), la trilogia Il Volo delle Aquile (Mondadori, 2018-2020), Angeli e carnefici (Rizzoli, 2021).

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