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“Lealtà”, la freddezza della finanza e il calore della passione nel romanzo di Letizia Pezzali

“Il desiderio non si impara. Ognuno tira fuori quello che ha. Non tutto insieme, non con un ritmo regolare. Il desiderio non esce da noi a caso, a tratti, magari in occasioni poco spettacolari. Basta un niente. Da quel momento sappiamo la verità: vogliamo certe cose e non altre”.

Inizia così Lealtà (Einaudi) di Letizia Pezzali, un romanzo difficile da etichettare per la marcata originalità dello stile: “freddo” come la finanza – sono frequenti le analogie tra gli andamenti dei mercati e i comportamenti degli uomini -, bollente come la passione. Perché è proprio una passione mai del tutto spenta quella che ritorna, prepotente e improvvisa, nella vita di Giulia.

Lei lavora in una banca d’affari a Londra, è una 32enne sensuale e malinconica, imprigionata nel ricordo di un passato nel quale a darle vitalità ed entusiasmo e a farla sprofondare nella disperazione più totale era Michele – un uomo molto più grande, sposato e con figli. Una relazione che si è nutrita di slanci pieni di erotismo, di colpi di testa, ossessioni – Giulia arrivava ad inviargli numerosi sms senza senso forse solo per provocarlo o per ricordargli che c’era anche lei – e che ritorna come se non si fosse mai interrotta, con la complicità dei social.

La voce della Pezzali è spiazzante, profonda, introspettiva e spesso stride con le avvisaglie della Brexit, la frenesia della finanza e le regole non scritte – spietate e inflessibili – di quel mondo a parte, di quel lavoro dove è vietato fare errori. Il carattere rigoroso di Giulia sul lavoro si sgretola nell’interiorità, quando affiorano i ricordi e prende il sopravvento la solitudine, quando la figura del padre – che Giulia non ha mai conosciuto – era ravvivata dai racconti della madre. E anche il rapporto con la madre, che non c’è più, viene rivissuto in maniera nostalgica e sfocata.

Giulia, insomma, è fin troppo fragile e la Pezzali è stata bravissima a descriverla: “Gli esseri umani amano pensare che le loro decisioni, corrette o no, riflettano una coerenza interna. Una personalità, una persona. Un significato. Non c’è nulla che l’essere umano detesti di più dell’assenza di significato. Eppure succede spesso di essere vuoti, e la fatica di tenere duro si accumula, la tensione ogni tanto lascia spazio al pianto e al gelo. In questo caso innamorarsi può essere utile”.

Letizia Pezzali è nata a Pavia nel 1979 e ha lavorato per anni a Londra in una banca d’affari. L’età lirica (Baldini & Castoldi 2012), il suo primo romanzo, è stato finalista al Premio Calvino. Per Einaudi ha pubblicato Lealtà (2018). I diritti di traduzione di Lealtà sono stati venduti in sette Paesi prima ancora della sua uscita nelle librerie italiane; i diritti cinema/tv sono stati opzionati da una casa di produzione internazionale.
Rossella Montemurro
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