mercoledì, 24 Aprile 2024

Il presidente Bardi: “Ha vinto la politica delle cose concrete”

“È stata premiata la politica delle cose concrete. I cittadini sono stanchi di ascoltare parole, vogliono vedere i fatti, e quando li vedono premiano. La condivisione di programmi con il campo allargato può dare nuovi risultati, realizzando le iniziative e i processi...


“(…) Tutti noi abbiamo qualche ferita, molto profonda, troppo privata, che dobbiamo curare da soli, non può farlo un altro al posto nostro. È una nostra responsabilità”.

Delicato, intenso, tenero. Materno, con tutte le sfumature che questo aggettivo ha con sé: Le stelle di Capo Gelsomino (Solferino) di Elvira Serra è un viaggio senza ritorno tra le declinazioni della maternità.

Tre generazioni di donne (la nonna Lulù, la madre Marianna e la figlia Chiara) legate indissolubilmente eppure così distanti: Lulù, ostetrica forte e tenace – ma anche tremendamente fragile – e sua figlia Marianna anziché essere due calamite che si attraggono, sono due poli opposti che si respingono. Il lato selvaggio, quasi animalesco e unico del complesso rapporto madre-figlio tra loro non scatta: Marianna e Lulù sono (dis)unite in modo strano, sdrucciolevole, sbilanciato.

Lulù e Chiara, invece, sono complici nelle estati piene di scoperte e avventure trascorse in Sardegna. La nonna prova un affetto smisurato per quella nipotina che porta vita e scompiglio nella sua quotidianità venendo ricambiata da un amore incondizionato che la figlia non ha saputo o voluto darle.

Eppure, anche per Chiara è impossibile non accorgersi del divario, dei contrasti mai sopiti tra Lulù e Marianna – adolescente chiusa e testarda, al limite dell’anaffettività nei confronti dei genitori, diventata ginecologa per dimostrare alla madre di essere in grado, in qualche modo, di superarla – ed è per questo che, quando conosce qual è il segreto che unisce e, insieme, divide, madre e figlia, rimane disorientata. Si ritrova a mettere in discussione il suo rapporto con la nonna e a rivalutare il legame con Marianna.

“Un figlio aiuta: è carne della tua carne, è la prova che puoi cambiare ancora, puoi migliorare. La vita ti offre una seconda possibilità e ha il volto di tua figlia, le sue gambe, un futuro da costruire. È stato così, per Marianna. Un nuovo inizio”.

Elvira Serra, con una trama toccante e coinvolgente (ha mescolato realtà e finzione “attingendo a ricordi sgangherati”), è andata al cuore dei sentimenti esplorando con pudore quei rapporti primordiali, raccontando una storia d’altri tempi eppure attualissima in cui il destino si intestardisce, sparigliando percorsi già tracciati.

Le tre donne sono descritte in maniera nitida dal punto di vista emozionale, ognuna con la propria ferita che chissà se potrà mai rimarginarsi. Sullo sfondo, gli scorci mozzafiato di Capo Gelsomino (una località immaginaria della Sardegna) che caratterizzano le interminabili estati di Lulù e Chiara.

L’autrice, sarda di Nuoro, ha vissuto a Cagliari, Pescara e Roma prima di arrivare a Milano, nel 1999, per il Corriere della Sera, dove scrive di cronaca e costume. Ha pubblicato L’Altra. Storia di un’amante(Mondadori) e Il vento non lo puoi fermare (Rizzoli).

Rossella Montemurro
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