martedì, 23 Aprile 2024

Il presidente Bardi: “Ha vinto la politica delle cose concrete”

“È stata premiata la politica delle cose concrete. I cittadini sono stanchi di ascoltare parole, vogliono vedere i fatti, e quando li vedono premiano. La condivisione di programmi con il campo allargato può dare nuovi risultati, realizzando le iniziative e i processi...

Madre di quattro figli (il primo avuto a diciassette anni da un uomo che adesso è in carcere), moglie di un uomo disabile: Antonia è una donna forte, ferrea nei suoi principi, tostissima nel portare avanti una famiglia un po’ sgangherata. Eppure l’impressione che dà – malgrado faccia il possibile per assicurare ai figli almeno un minimo di beni indispensabili – è non saper, fino in fondo intuirne i bisogni affettivi. Gaia, l’io narrante dello splendido L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani) di Giulia Carminito, romanzo vincitore del Premio Campiello e finalista del Premio Strega 2021, cresce combattuta tra i dettami della madre e il modo che ha escogitato, lei stessa, per proteggersi dalle cattiverie e dalle angherie dei coetanei. Ha sopportato a lungo, fin quando ha provato a reagire e lo ha fatto con una violenza spropositata, continuando a farlo.

Siamo nei primi anni Duemila, la famiglia di Gaia si è trasferita da Roma alle sponde del lago di Bracciano, in una casa sicuramente più dignitosa ma in grado di proiettare ombre sulla ragazzina. Gaia, sotto gli sguardi di Antonia – fiera e onesta, con una sua morale rigida – impara a subire i torti senza lamentarsi, a prendere tutti i giorni un regionale che in un’ora la porta a scuola, a nascondere il telefonino in una scatola di scarpe. Lo status dei suoi genitori non le permette un tenore agiato, la sua è un’esistenza di carenze: di vestiti, cose e affetto rabberciati. In apparenza sembra una ragazzina sottomessa, è presa di mira dai bulli, le due uniche “amiche” che ha – di un ceto sociale agiato – le stanno accanto più per cortesia che per altro.

“Della mia vita in casa non parlo con loro, quando si lamentano della madre che ha sbagliato regalo prendendo una maglietta a righe o della bicicletta che volevano rosa e non viola, io annuisco, ma come biscia sta pancia a terra la mia invidia latente, non si fa vedere, la coltivo con cura, la tengo buona alle soglie dell’intestino, nutrendola quando riesco, coprendola con la speranza che avere due amiche sia più importante dell’essere quella da meno delle tre.

Allora mi complimento per nuovi top e collanine, mi entusiasmo quando mi scrivono dediche piene di affetto sui quaderni di scuola, mi scambio con loro mollette per capelli e giornaletti, anche se io i miei devo comprarli saltando la merenda. (…)

Hanno compassione per le mie mancanze o ne godono perché donare le fa sentire in posizione di superiorità, non posso saperlo, credo un po’ entrambe le cose, io so occupare il mio spazio, l’ho imparato tra le mura di casa, che quando non smargini, quando stai al posto che t’è stato assegnato – uno scatolone, un armadio, un sottoletto – non sei di disturbo, non alzi polvere e tutti ti tollerano, evitano di prenderti a calci.”

Il contesto famigliare è un disastro, per ottenere qualsiasi cosa è una battaglia costante, spesso persa in partenza, come i capelli che le sono stati tagliati dalla mamma – un taglio orrendo, asimmetrico – che le stanno male e le mettono in evidenza le orecchie a sventola – altro motivo di scherno per i compagni – ma i soldi per andare dal parrucchiere non ci sono…

Di Gaia si percepiscono il disagio, la rabbia latente che diventa azione, si provano un’amarezza e un enorme senso di impotenza davanti alle ingiustizie che subisce. Forse è per questo che di fronte alle sue reazioni – assolutamente deprecabili – ci stringiamo con lei, siamo solidali, quasi la giustifichiamo.

Ci sono alcuni passaggi che sono un pugno allo stomaco per la forza emotiva che hanno: lo stile della Carminito alterna una prosa fitta a descrizioni bellissime, quasi poetiche, di stati d’animo. Non c’è dolcezza – in questo, il titolo è chiaro – e il desiderio di riscatto di Gaia, superbo io narrante, si scontrerà con le asperità della vita. Da leggere, assolutamente.

Giulia Caminito è nata a Roma nel 1988 e si è laureata in Filosofia politica. Ha esordito con il romanzo La Grande A (Giunti 2016, Premio Bagutta opera prima, Premio Berto e Premio Brancati giovani), seguito nel 2019 da Un giorno verrà (Bompiani, Premio Fiesole Under 40).

Rossella Montemurro

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