giovedì, 25 Aprile 2024

Riceviamo e pubblichiamo dal Dr. Espedito Moliterni Medico chirurgo – Specialista in Igiene e Medicina Preventiva e Referente Regione Basilicata della Società Italiana di Igiene:

Si è tenuto, giovedì 9 giugno, relatore il prf. PierLuigi Lopalco, l’evento “La vaccinazione del paziente oncologico”, seminario organizzato dalla sezione Apulo-Lucana della Società Italiana di Igiene e Medicina Preventiva , fortemente voluto dal suo Presidente, dr. Michele Panunzio. Le attuali e le prevedibili future ondate epidemiche da covid impongono il massimo sforzo organizzativo per proteggere I pazienti fragili ed in particolare gli oncologici che, per il tipo di trattamento al quale sono sottoposti, sono particolarmente esposti alle infezioni.

È stato, questo, il secondo seminario nazionale tenutosi in Italia su un tema particolarmente attuale ed importante per la Sanità Pubblica, in grado di impattare fortemente non solo sulla salute dei cittadini ma anche sulla spesa sanitaria per farmaci, ospedalizzazioni e cure.

Il professor Lopalco ha esordito ricordando le 5 fondamentali regole alla base di una cultura della prevenzione:

1) Non fumare,

2) Mangiare sano,

3) Bere con moderazione,

4) Fare attività sportiva,

5) Vaccinarsi

Regole non complesse, ma necessarie per una efficace prevenzione primaria, secondaria e terziaria.

Le vaccinazioni hanno rappresentato una delle scoperte più importanti in campo medico per la prevenzione di malattie che, per secoli, avevano decimato un gran numero di persone; malattie che, oggi, grazie ai vaccini, sono del tutto scomparse nei paesi occidentali.

Entrando poi nel tema dedicato della prevenzione vaccinale nei pazienti fragili immunocompromessi, il professor Lopalco ha illustrato i principi sui quali si fonda un corretto intervento di settore:

– il maggior rischio di infezione,

– il maggior rischio di malattia grave,

– la minore risposta alle vaccinazioni (non è un ossimoro, ma un dato scientifico

determinante per personalizzare interventi efficaci),

– le controindicazioni per alcuni vaccini,

– le indicazioni per alcuni vaccini addizionali,

– le indicazioni per schedule vaccinali dedicate (per schedule si intendono le pianificazioni

ed i calendari personalizzati sulle diverse somministrazioni di vaccini).

Sono state, inoltre, evidenziate le vaccinazioni controindicate nei pazienti immunocompromessi e quelle addizionali indicate in riferimento alle diverse forme di deficit (deficit di linfociti-di specifici linfociti T-di complemento-di funzione fagocitaria- derivanti da HIV/AIDS-Secondarie da neoplasia, trapianto, terapia).

In particolare, nei pazienti in terapia immuno-oncologica con inibitori CTLA-4 o PD-L1 8 (es, ipilimumab, nivolumab, pembrolizumab), non sono indicati i vaccini con virus vivi attenuati e devono essere adottate precauzioni particolari per la vaccinazione antinfluenzale.

Per i pazienti che hanno completato la terapia oncologica, in remissione da sei mesi, vanno effettuate vaccinazioni specifiche, in particolar modo contro lo pneumococco e il meningococco.

Le vaccinazioni addizionali da considerare per il paziente oncologico sono:

influenza,

pneumococco,

zoster (ai maggiori di 18 anni d’età),

meningococco,

MMR-V (2 dosi se sieronegativi),

HBV,

HPV.

Fondamentale il ruolo dell’immunità di comunità per la prevenzione dei pazienti immunocompromessi; in particolare, ciò vale per tutti i contatti di assistenza (quali medici, infermieri, ecc…) o parentali dei pazienti stessi, con la garanzia delle vaccinazioni di routine e delle vaccinazioni annuali contro l’influenza, effettuate, senza eccezione alcuna, su tutti i soggetti, che, per lavoro o per cura, ruotano intorno a pazienti immunocompromessi.

Lopalco ha ribadito più volte che il mondo della sanità non può in alcun modo tollerare l’esistenza di personale no-vax a contatto con i pazienti fragili o immunocompromessi!

Storie accadute e registrate come quella di un paziente di 75 anni, dimesso dopo un ricovero per problemi legati alla broncopatia cronica ostruttiva, che rientra dopo sei mesi con i segni di una polmonite dovuta ad un’infezione da S. pneumoniae, contratta, durante il primo ricovero, proprio in ospedale, sono storie che non possono ripetersi in un paese evoluto come l’Italia.

È l’ospedale che vaccina, in primis, tutto il personale in servizio e tutti coloro che vi hanno accesso e poi, i pazienti che richiedono vaccinazioni o ricoveri.

Grazie al gran numero di vaccinazioni effettuate in questi due anni di pandemia da coronavirus, oggi la Sanità dispone di una specifica anagrafe vaccinale, ha adottato percorsi di vaccinazione ed un’offerta attiva e presente su tutto il territorio nazionale, che le consentono di garantire una cultura vaccinale ed una migliore e più efficace offerta sanitaria pubblica.

Il percorso è tracciato, ora occorre seguirlo.

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