martedì, 22 Aprile 2025

Il prof. Incampo: “Aspettando la fumata bianca”

È ancora buio quando le prime campane cominciano a suonare a morto. A Roma, l’alba si fa attendere, come se anche il sole stesse osservando un momento di raccoglimento. Nella quiete sospesa di piazza San Pietro, pochi passi riecheggiano sul selciato. Qualcuno si...

Un milione di copie vendute in Francia e in Belgio e venti editori internazionali che hanno acquistato La parola ai morti. Indagini di un medico legale (traduzione di Rossella Monaco) del medico legale e criminologo belga, Philippe Boxho, caso editoriale arrivato finalmente anche in Italia per Ponte alle Grazie.

Nonostante la tematica, lo stile di Boxho è leggero, da un lato per stemperare la narrazione dall’altro per far sì che il volume non sia soltanto per gli addetti ai lavori. Anzi, in questo caso è proprio una platea generalista di lettori che si vuole raggiungere accompagnandoli in un mondo che spesso si conosce superficialmente e solo per alcuni aspetti, grazie soprattutto al piccolo schermo che abbonda di fiction a tema

Boxho – professore di Medicina legale, presidente del Centre Hospitalier Universitaire di Liegi, e direttore dal 2001 dell’Istituto di Medicina legale dell’Università di Liegi – negli esempi concreti descritti che prendono spunto dalla sua esperienza tra la scena del crimine e la sala autoptica alterna a particolari inevitabilmente macabri a un pizzico di ironia. Ogni storia professionale diventa così un racconto avvincente che esalta la professione del medico legale. Per lui, una scelta casuale che si è trasformata in passione. Rigore ma anche una sensibilità fuori dal comune, perché spesso un corpo senza vita è l’unico testimone di una verità che non può essere conosciuta altrimenti.

“Il lavoro quotidiano del patologo forense consiste principalmente nello stabilire la causa della morte, verificare se è stata provocata da terzi, determinare l’ora del decesso e identificare la persona esaminata. Per quest’ultimo obiettivo, siamo supportati dalla polizia e da una serie di elementi come la carta d’identità, l’indirizzo di residenza del defunto, e simili. Sebbene nella

maggior parte dei casi l’identificazione sia semplice, esistono situazioni in cui risulta particolarmente complessa, a volte in quasi impossibile.”

Ogni livido, ogni frattura, ogni segno sulla pelle racconta una storia: un omicidio, un suicidio, una morte naturale. Quello del medico legale è un lavoro che richiede pazienza, precisione e determinazione, perché ogni piccolo dettaglio può fare la differenza, ogni caso è diverso, ogni corpo è un puzzle da ricomporre.

Rossella Montemurro

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