giovedì, 28 Marzo 2024

“A guardarla da lontano, da uno dei suoi piccoli belvedere, Uclia rivela una bellezza indecifrabile che placa ogni animo, spazzando via con un soffio leggero e tiepido pensieri e ossessioni. Con il passare del tempo l’abitudine attenua di poco questa sensazione che prende tutti, senza mai dissolverla.”

Un artista, Fabio Druni, innamorato di una città arcaica, piena di fascino, bella da lasciare senza fiato – ma anche misteriosa, indecifrabile, criptica da mettere in soggezione – ha deciso di trasferirsi lì ma si accorge che la vena creativa non è più la stessa. È come se fosse bloccato, se l’ispirazione non riuscisse più a venir fuori. Inizia così La morte stanca (Alcheringa Edizioni, collana I Quarzi Neri), l’opera prima del giornalista materano Biagio Tarasco – la sua è stata una delle firme più brillanti del Quotidiano Basilicata, ha anche lavorato come bibliotecario – un testo molto filosofico, introspettivo, ricco di spunti di riflessione.

Uclia, con la sua bellezza senza tempo e la trasformazione in città turistica con il brulicare di B&B, ricorda molto Matera. Il suo magnetismo, però, è una forza oscura nella quale imperversa la morte.

Una recensione a una sua mostra da parte del giornalista Oscar Frei, che cita una leggenda indiana, lo porta a pensare che sta dipingendo ritratti di persone condannate a morire dopo aver posato per lui. La leggenda racconta infatti che ogni essere umano rivela il vero volto soltanto sette volte durante la propria esistenza e il settimo, che compare poco prima della morte fisica, è proprio quello della morte stessa.

Complice l’uso di hashish, Fabio avrà alcune allucinazioni ed entrerà in un limbo in cui sarà difficile distinguere tra realtà e immaginazione. In particolare, più volte incrocerà una donna splendida che però nessun altro accanto a lui vede…

La morte stanca è un esordio sorprendente sia per la trama sia per lo stile elegante e ricercato con cui Tarasco la narra.

Rossella Montemurro

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