mercoledì, 24 Aprile 2024

Il presidente Bardi: “Ha vinto la politica delle cose concrete”

“È stata premiata la politica delle cose concrete. I cittadini sono stanchi di ascoltare parole, vogliono vedere i fatti, e quando li vedono premiano. La condivisione di programmi con il campo allargato può dare nuovi risultati, realizzando le iniziative e i processi...

Di seguito l’intervento del professor Franco Moliterni,  responsabile del settore Culturale dell’Associazione Maria SS. della Bruna e autore del volume Nei misteri della Bruna edito da Giannatelli:

     La Madonna della Bruna è venerata in quattro immagini principali: due dipinti e due statue. I primi due sono l’uno l’affresco della seconda metà del Duecento, di ispirazione bizantina del tipo Odigìtria (“Colei che indica la via”), posto sull’altare marmoreo della navata sinistra della cattedrale; e l’altro il quadro “dei pastori”, cioè un dipinto ad olio su rame di autore anonimo, risalente alla seconda metà del Seicento, adoperato durante la “processione dei pastori”, quella che parte dalla cattedrale prima dell’alba del 2 luglio materano. Le due statue, invece, di sembianze simili, raffigurano la Vergine  vestita ed incoronata come una regina del Settecento; di esse la più preziosa ed antica (fine Seicento, inizi Settecento?) è quella che durante il periodo dei festeggiamenti è esposta alla venerazione dei fedeli in cattedrale sotto un sontuoso baldacchino di velluto rosso ed è usata per la solenne processione dell’ottavario; la seconda è quella che viene portata in trionfo sul maestoso carro di cartapesta durante il corteo serale del giorno della festa.

     Perché non utilizzare  una sola statua per entrambe le circostanze?

     Perché il trasporto sul carro trionfale, quando avveniva su percorsi accidentati, causava il deterioramento dell’immagine sacra;  ed infatti, ancora ora che la processione si snoda su strade asfaltate e lineari, si vede chiaramente che la statua subisce scossoni durante il percorso, nonostante la sua base sia saldamente ancorata con robusti bulloni  all’ascensore manuale che la eleva a 4 metri d’altezza sulla torretta posteriore. L’attuale Madonna utilizzata a questo scopo, in effetti, fu acquistata nel 1792 per sostituire un’altra  più piccola e più malandata che fu venduta ad alcuni altamurani.

     Come si può notare, il solo accenno ad uso e funzioni delle due effigi ha qui richiesto un discorso articolato; invece il popolino, per distinguerle, taglia corto, identificando la statua dell’ottavario con la Madonna che ha paura e l’altra con la Madonna che non ha paura (sottinteso: “di cadere dall’altezza della torre del carro”).  Definizioni di carattere pratico ed immediato che, comunque, sono dettate da quella facoltà dell’intelletto di inventare storie e leggende quando non si hanno o non si conoscono dati storci od elementi di pronta comprensione.  

     In definitiva, all’immagine della Madonna della Bruna principale e più preziosa è stata affiancata , per così dire, una sua controfigura (che, infatti, appare di fattura meno pregiata e “meno carina” della prima) per svolgere un ruolo più pericoloso  e di carattere momentaneo, cioè giusto il tempo di sfilare sul manufatto di cartapesta e poi sparire  la sera stessa del festa, rinchiusa una volta in un armadio della sacrestia della cattedrale ed attualmente nella chiesetta di Santa Maria di Costantinopoli ubicata in fondo al corridoio, detto “delle campane”, adiacente alla cattedrale .

     Solo a data più recente si è saggiamente pensato di valorizzare la Madonna “controfigura”  per preparare gli animi al giorno più lungo di Matera, portando durante la novena in peregrinatio l’immagine di  Gesù Bambino nei luoghi della città in cui vi sono persone che non possono partecipare alla festa (case di riposo, ospedale, carcere); a partire dall’edizione corrente è stata introdotta un’iniziativa analoga che vede la Bruna che non ha paura recarsi in visita alle parrocchie, iniziando per la prima volta da quella del rione San Giacomo. È giusto ed ovvio che le tradizioni vengano arricchite o modificate in relazione al mutare dei tempi e delle sensibilità, all’unica condizione di non stravolgerle facendo perdere la comprensione del ricco simbolismo di quella parte dei riti antichi che, rimandando a significati ben precisi, deve perciò restare  immutata.

Franco Moliterni

Le foto in copertina sono tratte dalle pagine 72 e 73 del volume del prof. Moliterni Nei misteri della Bruna. L’immagine a sinistra rappresenta la Bruna che il 2 luglio rimane in Cattedrale (foto M. Marchitelli), quella a destra è la Bruna adoperata per la processione con il carro (foto M. Cancelliere)

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