venerdì, 19 Aprile 2024

Matrimoni in crisi, mariti e mogli ormai fuori sincrono dopo anni di vita insieme – i figli, i problemi quotidiani –: è su queste tematiche che si snoda La geometria delle coppie (Einaudi, traduzione di Federica Oddera) di Diana Evans, finalista del Women’s Prize for Fiction e vincitore del South Bank Sky Arts Award, in corso di traduzione in dieci Paesi.

Tra i migliori libri dell’anno per New Yorker, Financial Times e New Statesman, il romanzo entra a gamba tesa nella routine di due coppie londinesi sullo sfondo della storica vittoria di Obama del 2008.

Michael e Melissa stanno insieme da tredici anni, vivono a Londra, sono in apparenza uniti (non è un caso che siano definiti M&M) ma in realtà il loro rapporto è logorato dal tempo: Michael vorrebbe ritrovare quella passione che li univa, Melissa è fagocitata dalla gestione dei bambini e proprio non comprende le esigenze, per lei fuori luogo, del marito. Melissa è troppo impegnata nel rincorrere tutto e tutti, dalla gestione della casa ai figli, per lasciarsi andare ai momenti di intimità cercati da Michael che sembra, ai suoi occhi, sempre così inopportuno. La vita di Melissa, del resto, si è appiattita solo sulla famiglia mentre lei vorrebbe tanto ritrovarsi, riuscire a dedicarsi a ciò che la fa star bene.

Anche Damian e Stephanie vivono giorni di impasse nel rapporto. Abitano in provincia, lui ha un lavoro frustrante e sogna di fare lo scrittore ma il recente lutto che lo ha colpito – ha perso il padre – lo ha fatto precipitare in un tunnel di depressione e apatia. Stephanie cerca di scuoterlo, è lei che nella coppia ha i piedi per terra e si accontenterebbe di essere solo moglie e madre perché, in fondo, impersona la madre perfetta, pronta a dispensare consigli, casalinga organizzatissima, in prima linea in qualsiasi incombenza. Non sa che Damian ha un debole per Melissa, le due coppie si conoscono e si frequentano e nelle serate passate insieme emergono desideri raggiunti e aspettative deluse. Sono coppie come tante che passeranno un anno ad avvicinarsi e allontanarsi, soffrire e amarsi. E in un gioco di tradimenti e perdono, di fughe e incontri, esplorano la fragile architettura dell’amore.

La Evans indugia sulle descrizioni, tanto “fisiche” – le persone, il contesto, gli ambienti… – quanto psicologiche. È come se spesso ciò che narra avesse un effetto ralenti, si dilunga sui particolari, compie voli pindarici, alterna presente e passato ed è in questo modo che permette al lettore di immergersi nella quotidianità dei protagonisti. Lo fa con sincerità e non esita anche a essere molto diretta, brusca. Mette in evidenza, senza crearsi troppi problemi, come la nascita dei figli rappresenti uno spartiacque, con molti aspetti assolutamente positivi e alcuni altrettanto negativi per la stabilità delle coppie.

Diana Evans è nata a Londra da genitori inglesi e nigeriani e ha trascorso parte dell’infanzia a Lagos. Prima di esordire nella scrittura con 26A, con cui ha vinto il Betty Trask Award, ha fatto la ballerina e la giornalista.

Rossella Montemurro

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