giovedì, 28 Marzo 2024

“Godevano nel ritrovarsi, nell’aver capito che il tempo non si misura in giorni, in mesi o in anni, ma è dato dall’intensità delle circostanze, da ciò che la vita non ci ha lasciato trascurare, convinti che esso lascia all’ironia e al disincanto, che teniamo dentro come riserva, il coraggio di affrontare il resto dell’esistenza, la trafila delle seccature nella tentazione tutta umana di dover cedere alle parole o alle certezze degli altri e di riceverne in cambio, quando va bene, ingratitudine e processi sommari. (…)”

Uno sguardo smaliziato sulle relazioni immerse in un’atmosfera d’altri tempi e poi le montagne, i campi, una natura bella da mozzare il fiato, le amicizie forti, i bivi, le dissonanze, le crisi: i 14 racconti della raccolta La fine dell’acqua (Les Flaneurs, econdo volume della collana Natura diretta da Antonia Santipietro) di Vincenzo Corraro coinvolgono, scalfiscono, conquistano. Il binomio Natura-uomo è una costante declinata in un flusso ininterrotto di situazioni che per ciascun protagonista rappresentano un punto di rottura con il passato. L’autore riesce a stupire: le aspettative o i timori lui lii ribalta con epiloghi inaspettati, rivelatori e spesso catartici.

La riproduzione dell’ambiente naturale – montano, ruvido, un Sud isolato e periferico – è interiorizzata, fino ad assumere un valore antropologico. I paesaggi, descritti minuziosamente, vanno di pari passo con gli stati d’animo. Spiccano la ricercatezza e l’eleganza stilistica di questi racconti, la cura dei dettagli, l’audacia nell’aver proposto trame svincolate dai generi letterari del momento e, per questo, ancora più belle e originali.  

Quattro le sezioni – “Margini”, “Carattere”, “Mutazione”, “Fuori dal tempo, dalla vita organizzata” – in cui è suddivisa la raccolta, da leggere per le suggestioni che inevitabilmente suscita.

“La vita – diceva papà – non è altro che il tentativo forsennato della risalita verso la pienezza; il trucco è stare all’erta e non impantanarsi, sottraendosi alla trappola di chi cerca di sminuirti. E poi è una questione di spazi, precisava, di immersione in mondi più grandi, dove ciò che siamo diventa la più credibile delle scommesse. Aveva la smania di chi non cava più niente dal tempo, figurarsi dagli uomini o dalla presunta vita organizzata, e ritornava alle sue prospettive curve, ai suoi silenzi, ai suoi sentieri che scivolano tra i semenzai e gli uliveti, appena dopo le briglie delle gole.”

Vincenzo Corraro vive in Basilicata, sui monti del Pollino, dov’è nato nel 1974. Di recente alcuni suoi racconti sono usciti sulle riviste online CrapulaClub, Nazione Indiana, Zest – Letteratura Sostenibile, Quaerere, Salmace. Tra le sue precedenti pubblicazioni Dimmi che c’entra la felicità (Ensemble) con Margi De Filpo.

Rossella Montemurro

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