sabato, 20 Aprile 2024

“Posso dirlo? Cavolo quanto è bella. Ha questi capelli che le cadono sulle spalle e le arrivano più o meno a metà del petto, nasino alla francese, occhioni grandi e scuri. Pensavate dicessi chiari, eh? No, sarebbe stato scontato. Ci vuole un certo stile per portare bene gli occhi scuri, con i chiari vincono facile tutti, ma gli occhi scuri, se contornati da un bel viso, hanno qualcosa di magico, di antico. Come se avessero vissuto tutte le epoche storiche, e fossero sopravvissuti alle contaminazioni e al passare dei secoli. Come sono profondo… quasi quanto il Tevere che sta qui accanto a me”.

Questo pensa Roberto, l’io narrante de La felicità del gambero (Sperling & Kupfer), l’esordio letterario di Andrea Dianetti, dopo aver visto Mia. Lui è un rider che consegna a domicilio pesce surgelato. In un giorno di pioggia deve portare a termine una consegna importante, chili di gamberi che purtroppo si riversano in malo modo sul pianerottolo, davanti alla porta dell’acquirente. Mia, la figlia, con la sua dolcezza “salva” Roby dal peggio, fa in modo che il padre saldi comunque il conto e nello stesso tempo conquista il rider – trentenne imbranato, sfigato, a suo modo autoironico ha come migliore amico un ragazzo chiamato Fischio. Mai avrebbe immaginato di incontrare di nuovo Mia: accade in una serata degli equivoci, in cui anziché a teatro si ritrova con Fischio in un pub.

Mia e Roberto sono come due opposti per tutta una serie di cose, in primis lo status sociale. Eppure si piacciono, la loro sembra quasi una storia d’altri tempi in cui Roby chiede addirittura il permesso di poterla baciare. Insomma vanno avanti senza grandi scossoni, parlano tanto, si confidano, ridono… Poi, d’un tratto, Mia scompare. Per lei Roberto dovrà lasciare le strade di Roma e attraversare mezzo mondo. Un viaggio straordinario fino Chiang May in Thailandia, che si trasforma in una corsa contro il tempo. Perché, a volte, per andare avanti bisogna saper guardare indietro. Come fanno i gamberi.

“La differenza sta nell’approccio all’urto.

Quando sei di fronte al mare e decidi di lanciare uno di quei sassolini piatti per vedere quante volte rimbalzerà sai benissimo che l’esito dipenderà non solo dal tuo modo di lanciare, ma anche da come il sasso sfiorerà la superficie dell’acqua. E meglio toccherà la superficie, meglio gestirà l’urto, maggiore sarà il numero di salti che farà sull’acqua. E per ogni salto ci sarà un nuovo impatto con l’acqua: forse un nuovo rimbalzo, forse la fine della spinta.

Ecco, noi siamo come un sassolino che rimbalza in quel mare che è la vita. E i rimbalzi corrispondono a tutti gli imprevisti che ci frenano, ma anche alle cose belle che invece ci permetteranno di rilanciarci ancora più forte, ancora più avanti. Quindi tutto sta nell’approccio all’urto: da quello dipenderà un diverso evolversi degli eventi”.

La felicità del gambero è romanzo spassoso ma non banale, in grado di regalare concetti profondi tra le (dis)avventure tragicomiche di Roberto: l’epilogo, del tutto inaspettato, è un vero e proprio coup de théâtre.

Dianetti è nato a Roma nel 1987. È attore, regista, conduttore televisivo e radiofonico.

Rossella Montemurro

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