giovedì, 25 Aprile 2024

È una delle donne “letterarie” contemporanee più belle e complesse, Aba Abate/Ice, nata dalla penna di Roberto Costantini: Aba, mamma e moglie quasi perfetta; Ice, fredda e preparata agente dell’Intelligence. Dopo Una donna normale e Una donna in guerra è arrivato in libreria l’attesissimo La falena e la fiamma, edito come i primi due da Longanesi.

Un volume che fa luce sul passato di Aba, portandoci ai suoi vent’anni, all’estate del 1999 quando era un’universitaria piena di ideali e cercava con ostinazione di scalfire un po’ la corazza del padre, il generale Adelmo Abate, l’uomo a capo dei servizi segreti italiani che, rimasto vedovo quando lei è nata, l’ha cresciuta nella convinzione di non farsi mai sopraffare dall’emotività, di essere sempre razionale. Ma, è noto “nascono da bambini le cose che prima o poi renderanno difficili i rapporti tra genitori e figli. Da convinzioni troppo assolute quando l’autorità è ancora sbilanciata, quando le opinioni somigliano a ordini. Prima o poi arriva l’adolescenza, gli ormoni, il senso di sé. E la ribellione è tanto più forte quanto più rigidi erano gli ordini”.

Aba ha uno spirito combattivo, in quei giorni vuole giustizia per la studentessa Rosaria Musumeci, non accetta quella che a lei sembra l’indifferenza dell’Italia nei confronti della morte misteriosa di una 25enne il cui corpo è stato rinvenuto su una spiaggia poco distante dal centro di Tripoli. La polizia libica ha appena chiuso l’indagine: la ragazza è morta per annegamento o suicidio. La magistratura italiana ha aperto un’inchiesta, Aba chiede al padre di fare qualcosa ma di fronte alla rigidità del genitore, decide di iniziare un gioco troppo più grande di lei: la Libia accoglierà un’altra ragazza che prenderà il posto di Rosaria all’università Al Fatah, i Servizi guidati dal generale Abate accettano di mandare in prima linea Aba. Sarà un battesimo del fuoco, la sua prima missione.

“Un gioco delle parti, un terribile gioco da spie, cominciato con una semplice e falsa partita a scacchi con l’uomo che mi avrebbe cambiato la vita. In quel momento, sotto l’ombra dei portici di Tripoli, davanti alla scacchiera, io non mi chiamavo Aba Abate. E lui forse non si chiamava davvero Johnny, non ho mai saputo il suo vero nome”.

Quella partita a scacchi porterà Johnny Jazir – un uomo viscido, mellifluo e senza scrupoli – nella sua vita. Irrimediabilmente. Quanti hanno letto i primi due romanzi dedicati ad Aba, ricorderanno quanto sia pericoloso il professor Jazir ma nello stesso tempo quanto sia stato cruciale il suo intervento in alcune situazioni in cui si è trovata Aba.

C’è qualcosa in questo Johnny. Che cosa?
Non riuscivo a capirlo. Non aveva a che fare col suo aspetto, o forse sì, ma non in senso strettamente fisico.

Per strada lo avevo preso per mano, una recita obbligata, ma non mi ero sentita obbligata e avevo avuto la netta sensazione che lui fosse imbarazzato, non era il tipo da prendere le sue donne per mano.

Ma questo come facevo a saperlo? Lo sapevo e basta, come quando al ristorante alzi lo sguardo perché già sai che qualcuno ti sta guardando. Vedere prima di vedere. Sentire prima di sentire”.

Molto coinvolgente anche questo terzo volume, in grado di catturare il lettore sui diversi piani narrativi che Costantini descrive con maestria.

“Ero una falena. Johnny era la fiamma che mi attirava, irresistibilmente, in un labirinto di complotti e pericoli, ossessioni morbose e fanatismi letali. Ho pagato il prezzo. E continuo a pagarlo.
Sono capace di ingannare chiunque, anche me stessa. Ma oggi lo so: le bugie essenziali per sopravvivere sono quelle che raccontiamo a noi stessi”.

Roberto Costantini (Tripoli, 1952), ingegnere, Master in Management Science all’università di Stanford (California), è dirigente della Luiss Guido Carli di ­Roma dove insegna Negoziazione e Leadership. Consulente aziendale, ha lavorato per società italiane e internazionali. È autore di una serie di romanzi che hanno come protagonista il commissario Michele Balistreri, bestseller tradotti negli Stati Uniti e nei principali paesi europei. Con la Trilogia del male ha vinto il Premio speciale Giorgio Scerbanenco 2014 come «migliore opera noir degli anni 2000». Con La moglie perfetta è stato finalista al premio Bancarella 2016. Nel 2020 ha scritto Anche le pulci prendono la tosse (Solferino).

Rossella Montemurro

Pubblicità

Pubblicità
Copy link
Powered by Social Snap