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“L'”Io posso” è una sorta di mantra a Palermo. Molti lo pensano. Non importa cosa dice la regola. Perché tanto “Io posso””.
Io posso. Due donne solo contro la mafia (Feltrinelli) di Pif e Marco Lillo narra una storia lunga trent’anni che ha dell’incredibile sia dal lato umano sia da quello giudiziario.
Protagoniste sono le sorelle coraggio Maria Rosa e Savina Pilliu. Anni fa un imprenditore voleva acquistare le palazzine di piazza Leoni a Palermo per abbatterle e costruire un moderno edificio di nove piani. Quell’uomo senza scrupoli, poi condannato in concorso esterno in associazione mafiosa, non era riuscito a corrompere le sorelle Pilliu, le uniche persone che avevano ritenuto inaccettabili le proposte ricevute. Il costruttore, stanco di aspettare, si era dichiarato proprietario di tutta la zona e aveva iniziato i lavori.
Il primo a mettere gli occhi sul terreno dove sorgevano le palazzine fu Rosario Spatola, membro rispettato del clan composto dai Gambino, dagli Inzerillo e dagli Spatola. Quando, sul processo a Spatola, i giornalisti chiederanno a Falcone: “Sono cose come quelle viste nel film Il padrino?” Falcone con aria seria risponde: “Quelle del Padrino al confronto sono cose da ragazzi”.
Nel 1986 è Pietro Lo Siccu a tornare alla carica, corteggiando la famiglia Pilliu prima con le buone poi con le cattive. Le due donne si rivolgeranno anche a Paolo Borsellino, umanamente interessato a loro ma che purtroppo su assassinato pochi giorni dopo.
Sporgeranno 44 denunce lottando senza sosta in tribunale, continuando a ricevere minacce anonime mentre tante famiglie della Palermo bene comprano casa in quel palazzo insieme a parenti di mafiosi, narcotrafficanti, killer di passaggio e, persino Giovanni Brusca.
Nel 2005 le casette delle Pilliu crollano e un giudice avvia un processo contro di loro per crollo colposo. Nel 2012 sono assolte.
Sono stati necessari trent’anni prima che lo Stato desse ragione a Maria Rosa e Savina. Oggi però il loro calvario non è finito: hanno infatti ricevuto una cartella esattoriale di 22mila e 842 euro spedita dall’Agenzia delle Entrate di Palermo e non sono considerate vittime di mafia.
Lo stile sempre brillante di Pif e la penna precisa e pungente di Lillo ricostruiscono minuziosamente una vicenda a tratti paradossale, facendo nomi e cognomi delle persone che in questi anni hanno avuto a che fare con la vicenda di piazza Leoni.
Io posso non si ferma alla cronaca, vuole dare un vero lieto fine alla storia che ha visto coinvolte Maria Rosa e Savina: l’obiettivo, attraverso la vendita del libro, è raccogliere 22mila e 842 euro, la cifra necessaria per pagare il 3 per cento dell’Agenzia delle entrate che le sorelle Pilliu sono costrette a versare. Infine, si vuole far avere loro lo status di “vittime di mafia”, ristrutturare le palazzine semidistrutte e concederne l’uso a un’associazione antimafia.
Rossella Montemurro