venerdì, 29 Marzo 2024

Tricarico, riqualificazione dell’area “Borgo Saraceno”. L’architetto Trabace, progettista: “Rigenerare non vuol dire solo ricostruire le parti di un organismo, ma anche riattivarle in modo che si possano reintegrare nei suoi meccanismi meglio di prima”

Sono terminati i lavori, nel Comune di Tricarico, per la riqualificazione urbana e realizzazione di alloggi da destinare ad edilizia residenziale pubblica nell’area “Borgo Saraceno”. Progettista dell’intervento l’architetto Giuseppe Trabace, capogruppo RTP e direttore...

Il romanzo “Spatriati” (Einaudi) dello scrittore pugliese Mario Desiati, vincitore del Premio Strega 2022, narra la vicenda di due giovani meridionali fuori dagli schemi e in fuga dalle convenzioni alla ricerca del proprio posto nel mondo, ma è anche dedicato alla memoria degli scrittori del Sud. Senza questi ultimi, riporta l’autore nel capitolo finale dell’opera intitolato “Note dello scrittoio o Stanza degli spiriti”, non esisterebbe il suo immaginario. E proprio a tale universo narrativo Desiati ha dedicato la conferenza che si è recentemente svolta a Laterza, in provincia di Taranto, nell’ambito della rassegna culturale “Laterza Legge 23”, organizzata dall’Amministrazione comunale nello storico Palazzo Marchesale.  La serata è stata moderata dalla giornalista de “La Gazzetta del Mezzogiorno” Antonella De Biasi. Prima della conferenza abbiamo incontrato l’autore (originario di Martina Franca/Ta ma che oramai vive da tempo a Roma). Gli abbiamo anzitutto chiesto da quanto tempo mancasse da Matera. Ci ha riferito che conosce la Città dei Sassi molto bene, sin da giovanissimo. Nel 2019 anno in cui è stata Capitale europea della Cultura ci è stato diverse volte, ma anche dopo in qualità di giurato del Premio letterario nazionale “I Sassi”.

Ritiene che oggi esista una letteratura che può definirsi meridionale?

Sì, sicuramente. Nell’incontro odierno si parlerà proprio di questo. “Spatriati” è un libro che è uscito due anni fa e, sulla scorta del Premio Strega, mi hanno invitato molte persone, amici, istituzioni, fondazioni culturali pugliesi a parlarne.  E’ un po’ faticoso raccontare sempre lo stesso libro per cui in questi incontri parlo della letteratura pugliese che è una mia passione ed ho pensato di usare l’ultimo capitolo del libro “La stanza degli spiriti” per disegnare una piccola mappa sentimentale di alcuni romanzi  e raccolte di poesie che secondo me segnano in qualche modo un po’ questo territorio soprattutto Puglia e Lucania di autori che magari hanno avuto poco spazio nelle antologie nazionali. Se pensiamo al Novecento magari ci sono più scrittori dell’area campana o siciliana. Però in realtà la Puglia ha degli autori che sono molto originali e a mio parere proprio per la loro originalità sono stati meno inquadrati, meno letti.  Questo percorso lo svolgo attraverso una serie di romanzi come per esempio “La Malapianta” di Rina Durante, “Analisi in famiglia” di Maria Marcone per approdare  a Maria Teresa Di Lascia che ha scritto “Passaggio in ombra”, un classico oramai che vinse il Premio Strega nel 1995.

C’è anche qualche autore lucano che cita nelle sue conferenze?

Assolutamente sì. Io sono cresciuto leggendo Albino Pierro. Il dialetto tursitano in qualche modo ha qualche eco con il dialetto tarantino e di quelle zone e quindi anche un po’ con il martinese, alcune parole combaciano. Albino Pierro è stato purtroppo un po’ dimenticato dopo che negli anni Ottanta il suo nome girava tra quelli che potevano vincere il Premio Nobel per la letteratura.  

Lei ha studiato all’Università di Bari ed ha avuto tra i docenti Franco Cassano, il sociologo del “Pensiero meridiano”. Qualche giorno addietro Franco Chiarello, amico e collega di Cassano, ha pubblicato un testo biografico in cui ricorda il grande intellettuale. Quanto c’è nei suoi scritti delle lezioni di Franco Cassano?

Tantissimo, infatti, nei vari incontri sulla “Stanza degli spiriti” apro proprio con una lettura dell’incipit del “Pensiero meridiano”. E’ un libro ha segnato anche un po’ questa terra, un saggio che è stato importante per tutto il Mezzogiorno perché ci ha portati a pensare in maniera un po’ diversa, a essere più curiosi di alcune cose e atteggiamenti che prima venivano considerati nostre manchevolezze.  

Stiamo attraversando un periodo molto difficile. Dopo la pandemia è arrivata la guerra in Ucraina e ci sono tanti problemi legati all’emergenza climatica e alle migrazioni. Quanto, a suo parere, la letteratura può influire per sensibilizzare le persone sui grandi temi?

Certamente aiuta a pensare. Secondo me non fornisce risposte, è un pensiero. Nella letteratura ci sono domande e dubbi. Io amo i libri dai quali esci con una lettura ed uno sguardo diverso. Uno sguardo nuovo quindi il parlarne è importante. Ciò porta a una sensibilizzazione. Cito in proposito “Tasmania” di Paolo Giordano che è un bel romanzo, di recente pubblicazione, che affronta temi di attualità e sono contento che stia avendo anche l’attenzione che merita.  

Filippo Radogna

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