giovedì, 28 Marzo 2024

“Per lui gli esseri umani erano delle macchine di carne. Non si può mai avere la certezza di possedere gli esseri viventi. Preferiva trasformarli in macchine della sofferenza, come faceva con gli animali selvatici che spesso gli si rivoltavano contro nei suoi incubi. Accarezzava a calci le loro ferite, a lungo, prima di abbatterli. Se fosse riuscito a ottenere dal suo amico ministro una licenza speciale per cacciare la specie umana, non avrebbe avuto un attimo di esitazione ad abbattere quelli che resistevano alla sua volontà. (…)”
È una storia davvero dura Il banchiere (edizioni Clichy, traduzione di Giuseppe Girimonti Greco e Maria Laura Vanorio) di Régis Jauffret, sia per quanto riguarda la trama sia per le descrizioni, spesso estreme e molto crude.
Uscito in Francia sette anni fa, prende spunto da una storia vera, quella di Edouard Stern, il banchiere parigino ucciso nel 2005 a Ginevra da una donna che aveva una relazione con lui. Sembra che Stern sia morto praticando bondage.
Le analogie tra la realtà e il libro di Jauffret ci sono tutte: un banchiere svizzero che muore in un gioco erotico sado-maso e un’amante assassina – uno dei più grandi scandali sessuali recenti in un romanzo-verità di enorme successo.
Il banchiere in Francia è diventato un caso giudiziario che ha messo in discussione la libertà di espressione degli scrittori: la famiglia di Stern, infatti, ha chiesto il ritiro e la distruzione di tutte le copie del libro.
“Sono stata la sua segretaria sessuale. Mi ha regalato una pistola. L’ho ammazzato piantandogli una pallottola in mezzo alla fronte”.
Per Le Monde “si esce dalla lettura di questo romanzo scossi, sconvolti, impauriti. Jauffret, forse più di qualsiasi altro scrittore di oggi, ha il potere di portare la letteratura oltre i limiti della crudeltà, del disagio, dell’accettabilità”. Non c’è indulgenza, niente è edulcorato. Dai termini volgari alle immagini più spinte a malvagità gratuite: storie raccapriccianti, torbide, distruttive raccontate dalla voce dell’amante, una donna con un passato di abusi. Lei usa il corpo come merce di scambio, è una escort di alto bordo alla quale il banchiere regala un milione di dollari – briciole, su un patrimonio stimato in trenta miliardi. E sono proprio i soldi alla base dell’omicidio, quel milione che lui vuole indietro.
 “Non sono mai stata brava a mentire. Anche al processo, quando mi  alzavo  in  lacrime  per  dire  la  verità,  mi accorgevo  che  i giurati  non  credevano  alle  mie parole. Lo sguardo della presidente si faceva più duro, era chiaro che mi considerava un’attrice penosa. Non ho mai saputo  recitare,  nemmeno  la  mia  parte.  Sembro  sempre  falsa, eppure qualche volta mi sarà capitato di essere sincera! Solo gli animali sono autentici. Le persone non sanno mai esattamente cosa provano. Per vanità credono di assomigliare a qualcuno che gli piace. Ma a questo qualcuno non sono degni neppure di allacciargli le scarpe”. 
Il banchiere è diventato anche un film interpretato da Laetitia Casta.
Régis Jauffret nasce a Marsiglia nel 1955. Debutta come scrittore nel 1985 con Seule au milieu d’elle. Il primo successo arriva nel 1998 con Histoire d’amour. Nel 2003, con Univers, univers, che si aggiudica il Prix Décembre, e più ancora dopo il 2005, con Asiles de fous, che vince il Prix Fémina, Jauffret diventa una delle voci più importanti della letteratura francese contemporanea. Tra i suoi numerosi libri, ricordiamo Microfictions(2007), Lacrimosa (2008), Claustria (2012), La ballade de Rikers Island (2014), Dark Paris Blues (Clichy, 2016), Cannibali (Finalista al Prix Goncourt 2016, edito in Italia da Clichy nel 2017), Microfictions 2018(2018).

Rossella Montemurro
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