giovedì, 28 Marzo 2024

Come ha scritto Mariangela Gualtieri in una bellissima recente poesia c’è una “massa critica” di persone per cui la pandemia diventa catalizzatore di trasformazioni in tutti gli ambiti della vita.
Non sarà possibile tornare allo status quo dell’indifferenza. Abbiamo perso contatto con quella chiava immaginativa che ci connette diversamente col mondo.
Con Sognare la terra. Il troll nell’Antropocene (Exòrma edizioni, il saggio è disponibile in e-book), Fabrice Olivier Dubosc ridisegna le sfaccettature della crisi per tornare a immaginare il cambiamento e sognare la terra.

Il libro
“Oggi, di fronte allo spettro della pandemia veniamo messi in contatto su un’ottava diversa con le dissonanze tragiche che si ripetono nel mondo, guerre, dislocazioni, violenze. Dissonanze che ridefiniscono così la questione dell’identità e dell’appartenenza: Da questa scelta potrebbe dipendere anche la nostra capacità di riparare e avere un futuro”.

Dove si nasconde il troll? Che aspetto assume oggi, nell’Antropocene, questo essere mitologico a un tempo umano e non umano? Cosa produce? Rappresentato nel XIX secolo come abitante demoniaco di luoghi solitari, propenso a divorare gli umani e a non rivelare niente della sua natura, pietrificato e pietrificante, il troll/hater ricompare ora sotto mentite spoglie nelle comunità virtuali, nella rete, per boicottare e paralizzare i processi comunicativi.

Ma non solo: questo primo sguardo su come si manifesta il troll nell’Antropocene e se sia il simbolo della nostra “natura cieca, muta e insensibile” è solo l’inizio di una ispirata ricognizione che Fabrice Olivier Dubosc ci propone per provare a rispondere alle domande che tutti ci poniamo sul nostro presente, “tempo dell’indifferenza alla sofferenza e ai naufragi” sottoposto a una specie di “anestesia ai misfatti indotta dal sovrappiù emotivo amplificato dai media”, nel contesto di una drammatica crisi ambientale. L’autore prende in esame temi imprescindibili attraverso il prisma della clinica, della psicologia, dell’antropologia, della filosofia, ma da prospettive originali: chiama in causa lo sciamanesimo, la letteratura e il folklore, la psicopolitica e la cosmoecologia per mappare le radici del sovranismo, l’intolleranza e le politiche dell’inimicizia.

In piena emergenza sanitaria, economica e sociale oltre che ambientale, Dubosc entra nel vivo della crisi aperta dalla pandemia del Coronavirus e le dedica un intero capitolo dal titolo “Contagio e identità” affrontando l’evidenza dei sintomi psicosociali, la paura del contagio e l’epidemia psichica, la deriva del controllo securitario, la medicalizzazione radicale della vita e della morte.

L’autore interroga e cita tra gli altri Davi Kopenawa, Simone Weil, Italo Calvino e i fratelli Grimm, Deleuze e Guattari, i filosofi Achille Mbembe, Judith Butler e Donna Haraway…

Fabrice Olivier Dubosc, laureato in psicologia a Torino ha seguito un tirocinio sistemico in ambito psichiatrico e si è specializzato in psicoterapia alla Libera scuola analitica di Milano. L’incontro con Fatema Mernissi e Raimon Panikkar lo ha spinto ad approfondire la relazione tra narrazioni individuali e collettive in senso interculturale e interreligioso. Ha svolto supervisione per progetti Sprar e missioni all’estero per la formazione di operatori psico-sociali in Georgia. Ha collaborato alla supervisione del progetto di ricerca “Bodies Across Borders” coordinato da Luisa Passerini per l’Istituto Universitario di Firenze. Promuove da tempo un gruppo di ricerca interdisciplinare di “Clinica della crisi,” uno spazio dialogale volto a immaginare un passaggio dalla critica alla clinica in tutte le sue possibili declinazioni psico-socio-ecologiche. È socio fondatore di Interculture International Foundation. Tra le pubblicazioni recenti: Il deposito del desiderio (Moretti e Vitali, 2007), Quel che resta del mondo – psiche, nuda vita e questione migrante (MA.GI 2011), Approdi e Naufragi, resistenza culturale e lavoro del lutto (Moretti e Vitali 2016), e, con Nijmi Edres, Piccolo Lessico del Grande Esodo (Minimum Fax 2017). Nel 2019 ha curato Lessico della crisi e del possibile, 100 lemmi per praticare il presente (Seb 27).

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