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Il Santo Padre nella terra di Abramo. Il prof. Incampo ripercorre la “Storia della Salvezza”

In questi giorni il Santo Padre sta compiendo un viaggio storico: in Iraq, nella terra di Abramo.

Per prima cosa chiariamo che Abramo significa “Padre di molti”.

Oggi l’Iraq è affacciato sulla parte più interna del golfo Persico, confina a est con l’Iran, a sud con l’Arabia Saudita e con il Kuwait, a ovest con la Giordania e la Siria e a nord con la Turchia.

Ma chi era Abramo?

È il primo libro della Bibbia, cioè la Genesi, a presentare la figura di Abramo: il padre di tutti i credenti, l’uomo della fede.

La sua vicenda si svolge in quella regione del Medio Oriente che è chiamata Mezzaluna fertile: un vasto territorio che si estende dai grandi fiumi della Mesopotamia, Tigri ed Eufrate, al fiume Giordano della Palestina, fino al Nilo dell’Egitto.

Abramo proviene dalla città di Ur in Babilonia, tra i fiumi Tigri e l’Eufrate. Egli è il capo di una tribù seminomade che vive di pastorizia e commercio; è un politeista e adora le divinità della Mesopotamia.

Intorno al 1850 a.C., mentre si trovava nella città di Carran con suo padre, a nord della Babilonia, Dio si manifesta ad Abramo e gli parla.

È  il Dio unico, il creatore dell’universo, che lo chiama e lo invita ad uscire dalla sua terra. Il Signore disse ad Abramo: «Vattene dal tuo paese, dalla tua patria
e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò
e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». (Genesi 12, 1-4)

Con Abramo, Dio dà inizio alla “Storia della Salvezza” facendogli tre promesse:

  1. La terra: fertile e ricca, dove scorre latte e miele;
  2. La discendenza: numerosa come le stelle del cielo;
  3. La benedizione: per lui e per tutte le nazioni della terra.

Abramo si fida di Dio: lascia la sua terra, la sua parentela, le sue sicurezze e si mette in cammino con sua moglie Sara, i servitori e tutto il suo bestiame.

Dopo un lungo viaggio arriva nella Terra di Canaan (la Palestina) il paese tra il fiume Giordano e il mediterraneo.

Abramo però è vecchio e non ha figli. Come potrà avere una discendenza?

Ma un giorno, tre uomini lo vanno a visitare presso la Querce di Mamre: sono messaggeri di Dio che gli annunciano la nascita di un figlio.

A questa notizia Sara, vecchia e sterile, sorride incredula; dopo un anno, però, partorisce un figlio maschio: Isacco, il cui nome significa sorriso, a ricordo dell’incredulità umana e della fedeltà divina.

Quando Isacco è nell’età della giovinezza, Dio mette alla prova Abramo: vuole vedere se davvero si fida.

Per far ciò, come prova, gli chiede il sacrificio di Isacco, il suo unico figlio, il figlio della promessa.

Tale richiesta pare assurda, oltre che orribile.

Ma Dio, per farsi capire e provare la fede, usa lo stesso linguaggio di Abramo, le sue stesse consuetudini: quelle dei Semiti, popolo presso il quale, era normale il sacrificio umano agli dei.

Abramo si fida di Dio e lo ubbidisce: prende con sé Isacco e si avvicina verso il luogo del sacrificio.

Dopo aver preparato l’altare Abramo si appresta ad uccidere il figlio, ma a quel punto Dio interviene e ferma la sua mano.

Dio, infatti, non vuole sacrifici umani, Egli desidera solo la fede di uomini disposti a collaborare con lui nella Storia della Salvezza.  

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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