mercoledì, 24 Aprile 2024

Il presidente Bardi: “Ha vinto la politica delle cose concrete”

“È stata premiata la politica delle cose concrete. I cittadini sono stanchi di ascoltare parole, vogliono vedere i fatti, e quando li vedono premiano. La condivisione di programmi con il campo allargato può dare nuovi risultati, realizzando le iniziative e i processi...

Una volta un alunno mi chiese: “Professore dite molto spesso l’espressione “Nessun uomo è un’isola?”
Allora oggi faremo una riflessione per scoprire da dove deriva la celebre espressione.
La frase è citata nell’epigrafe di un noto libro di Hemingway e dà anche il titolo a un saggio di Thomas Merton.
Scopriamo la poesia di John Donne da cui è tratta e il suo significato:

“Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del continente,una parte del tutto.Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, la Terra ne sarebbe diminuita, come se un Promontorio fosse stato al suo posto, o una magione amica o la tua stessa casa.Ogni morte d’uomo mi diminuisce,perché io partecipo all’Umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: Essa suona per te. “

L’espressione Nessun uomo è un’isola venne coniata nel 1624 dal poeta e religioso inglese John Donne (1572-1631) per uno dei suoi sermoni, da cui nel 1955 trasse l’ispirazione l’omonimo libro del monaco trappista Thomas Merton (1915-1968).
Seneca, filosofo romano, asseriva: “L’uomo è un animale sociale. Le persone non sono fatte per vivere da sole!”.
E’ una forte sentenza cui sembra far eco il monaco trappista Thomas Merton, che nel libro Nessun uomo è un’isola affermava: “Quello che faccio viene fatto dunque per gli altri, con loro e da loro: quello che essi fanno è fatto in me, da me e per me. Ma ad ognuno di noi rimane la responsabilità della parte che egli ha nella vita dell’intero corpo”.
Quest’ultima affermazione, ponendo l’accento sul carattere sociale dell’uomo, evidenzia la necessità delle buone relazioni a garanzia dell’autentico benessere di ogni persona ed è in quest’ottica che si inserisce l’intervento in campo sociale della Chiesa.
Ecco perché la Dottrina sociale della Chiesa, attraverso il Vangelo, intende illuminare la rete delle relazioni umane: quelle familiari e sociali, quelle politiche e culturali, quelle lavorative ed economiche.
Tale dottrina che nasce nel 1891 con la Rerum Novarum di Leone XIII e si sviluppa con altre Encicliche sociali.
Questo significa che la Dottrina Sociale della Chiesa non è qualcosa di collaterale rispetto alla missione della Chiesa, ma è parte integrante e naturale.
La Dottrina Sociale della Chiesa, la cui vita maestra è la carità si fonda su quattro principi:
La persona – il cui fondamento è l’immagine di Dio che è all’origine di tutti gli altri principi della Dottrina Sociale della Chiesa.
Il bene comune – il bene di ogni persona è la vera finalità della convivenza civile, della società e dello Stato, ecco perché la persona non può essere ridotta ad un numero.
La sussidiarietà – la società civile e lo Stato hanno un compito di sostegno, sussidio appunto, verso le associazioni, le famiglie e le singole persone in quanto sono per natura e per dovere al loro servizio.
La solidarietà – la società è veramente umana se sa superare l’individualismo creando rapporti di tipo solidale. Ecco perché il principio di solidarietà è finalizzato a promuovere la pace e la convivenza civile, a superare le disuguaglianze tra i popoli attraverso un’equa destinazione dei beni.

Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale
scolastica

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