venerdì, 29 Marzo 2024

Avete mai riflettuto che salire sempre più in alto significa conoscere le vertigini?

Sapete, ad esempio, che nella Sacra Scrittura i “monti” hanno un significato tutto particolare?

Infatti i monti non sono solo identificativi, ma indicano ben altro: hanno un contenuto teologico e spirituale.

Gli antichi li consideravano sacri perché ritenevano fossero le sedi delle divinità, ma indicavano anche l’ascesa verso Dio, dove lui, nel silenzio e nella solitudine incontra chi ci sale.

Il monte Sinai, il Tabor…

Dio infatti ha incontrato gli uomini, si è rivelato e ha scritto la storia della salvezza.

“Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.
E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».” (Mt 17,1-9)

San Matteo ci fa “vedere” come Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li porta sul monte.

È lì che Gesù si rivela ad essi come non era mai accaduto.

Si trasfigura.

Si trasfigura, si trasforma e, così facendo trasforma anche la loro vita, i loro desideri, le loro attese.

E’ così bello che non vogliono scendere più, anzi vorrebbero eternizzare quel momento tanto bello e intenso. 

Ci sono dei momenti, come questo periodo di pandemia, che portano in disparte, direi attimi che ci fanno rientrare in noi stessi, quindi ci spingono ai vertici di Dio.

Anche noi come Pietro, Giacomo e Giovanni possiamo fare esperienza di intimità, essere avvolti dalla luce e diffondere noi stessi la luce.

Siamo più che certi che con Dio non sarà mai possibile avere un rapporto di sudditanza, di servilismo, di schiavitù, ma di liberazione, di consolazione, di figliolanza.

Quando sperimentiamo questo sicuramente aumenta il desiderio di stare insieme e di saziarci dell’altro.

E’ bello essere coscienti che questo Dio vuole fare con noi!

Questo significa che occorre sempre salire in alto, alzarci ai vertici di Dio e se non siamo capaci sarà sempre lui a caricarci sulle spalle e farci sentire l’ebbrezza del suo amore, facendoci assistere alla sua trasfigurazione come anticipazione della nostra, giacché siamo chiamati a vivere in eterno con lui.

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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