venerdì, 29 Marzo 2024

Avete mai pensato alla vita di un fiume quando si riversa nel mare, non finisce mai, ma si trasforma.

Così è dell’esistenza di ogni uomo!

Nel momento della morte la vita non è tolta, ma trasformata.

Non è la fine, ma il compimento, il raggiungimento del fine, direi il coronamento dell’esistenza.

Sicuramente la morte porta con sé la lacerazione degli affetti, la scomparsa fisica delle persone care, ma una visione cristiana della vita ci porta con la serenità di cui ciascuno è capace, ad addomesticare la paura e la morte stessa.

Lei non è l’ultima parola della nostra esistenza, ma la penultima. Dopo di lei c’è nuovamente la vita.

Si chiude il sipario solo per riaprirlo ad una platea più vasta, direi più competente.

Avete ancora pensato al fiume che nasce da una piccola sorgente e iniziando a disegnare il suo percorso si arricchisce di piccoli e grandi affluenti, rendendo il suo percorso ricco di incontri, di intersecazioni e di diversità che ne arricchiscono la portata rendendolo più imponente e maestoso.

E’ proprio come la vita dell’uomo!

Il percorso della nostra esistenza è un intreccio di relazioni, un intensificarsi di sentimenti, un arricchimento e un dilatamento per accogliere, incontrare e condividere.

C’è una canzone di Renato Zero che a me piace tantissimo e dice “La vita è un dono da accettare, condividere e restituire”.

Quanto è vero!

Gesù ci stimola ad amare, soccorrere, visitare, dare, vestire, accogliere.

Questi sono verbi di un vocabolario ormai dimenticato o di cui alcune pagine sono state strappate.

E’ necessario ripristinarle e soprattutto imparare a coniugare i verbi al tempo presente e al modo indicativo.

Allora la nostra vita sarà già trasformata ma non consumata.

Come in occasione della morte.

E pur si muore.

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la Pastorale Scolastica

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