venerdì, 19 Aprile 2024

Oggi vorrei proporre alla vostra riflessione una poesia del poeta indiano Tagore.

Tagore nasce a Calcutta (India) il 7 maggio 1861, da una famiglia nobile e ricca, illustre anche per tradizioni culturali e spirituali, Rabindranath Tagore è conosciuto semplicemente come Tagore.

Giovane, studia tra le mura domestiche il bengali e la lingua inglese. Sin dall’infanzia legge i poeti bengalesi cominciando a comporre le prime poesie alla tenera età di otto anni.

Crescendo, la passione di scrittore e poeta si sviluppa in lui sempre più.

Nelle sue poesie, come nella sua vita, Tagore esprime la propria passione, la sua convinta ricerca dell’armonia e della bellezza, nonostante ogni difficoltà, che comprende il dolore causato dai numerosi lutti che avrebbe sofferto.

La poesia che voglio proporvi è “L’aspirante asceta”.

“A mezzanotte l’aspirante asceta annunciò: questo è il tempo di lasciare la mia casa e andare in cerca di Dio.

Ah, chi mi trattenne tanto a lungo In questa illusione?

Dio sussurrò: “Io”. Ma l’uomo aveva le orecchie turate.

Con un bimbo addormentato al suo seno sua moglie dormiva placidamente su un lato del letto.

L’uomo disse: “Chi siete voi che mi avete ingannato per tanto tempo?”.

Ancora la Voce sussurrò: “Essi sono Dio”. Ma egli non intese.

Il bimbo pianse nel sonno e si strinse accanto alla madre.

Dio comandò: “Fermati, sciocco, non abbandonare la tua casa”. Ma ancora non udì.

Dio disse tristemente sospirando: “Perché il mio servo mi abbandona per andare in cerca di me?”

È bello rendersi conto che la storia, il presente, l’esistenza, sono i luoghi in cui Dio ama rivelarsi.

La tradizione giudaica immagina che l’angelo Gabriele non riuscì a portare il dono dell’eternità agli uomini perché avevano un piede nel passato, cioè nella nostalgia, e un piede nel futuro, cioè nell’illusione.

La Rivelazione è un tessuto di avvenimenti umani, spesso tristi e segnati dal dolore: eppure è lì che avvengono le manifestazioni di Dio.

Scriveva Tagore: «Sognavo che la vita fosse gioia. Mi svegliai: la vita è servizio. Ho, allora, servito e nel servizio ho trovato la gioia».

È a questa semplicità che ci guida la vera sapienza, così come leggiamo nel libro dei Proverbi: “Io ti ho chiesto due cose; non negarmele prima che io muoia: allontana da me falsità e menzogna; non darmi né povertà né ricchezza, cibami del pane che mi è necessario, perché, una volta sazio, non ti rinneghi e dica: «Chi è il Signore?», oppure, divenuto povero, non rubi e profani il nome del mio Dio.” (Proverbi 30, 7-9)

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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