mercoledì, 18 Settembre 2024

Matera, al via i festeggiamenti in onore di Sant’Eustachio

Al via oggi i festeggiamenti in onore di Sant’Eustachio, patrono di Matera. Questa sera, al termine della Celebrazione Eucaristica, nella Basilica Cattedrale avrà luogo il Rinnovo delle promesse matrimoniali per le coppie che nel 2024 ricorrono nel loro 10° e 60°...

Oggi vorrei proporre alla vostra riflessione una poesia del poeta indiano Tagore.

Tagore nasce a Calcutta (India) il 7 maggio 1861, da una famiglia nobile e ricca, illustre anche per tradizioni culturali e spirituali, Rabindranath Tagore è conosciuto semplicemente come Tagore.

Giovane, studia tra le mura domestiche il bengali e la lingua inglese. Sin dall’infanzia legge i poeti bengalesi cominciando a comporre le prime poesie alla tenera età di otto anni.

Crescendo, la passione di scrittore e poeta si sviluppa in lui sempre più.

Nelle sue poesie, come nella sua vita, Tagore esprime la propria passione, la sua convinta ricerca dell’armonia e della bellezza, nonostante ogni difficoltà, che comprende il dolore causato dai numerosi lutti che avrebbe sofferto.

La poesia che voglio proporvi è “L’aspirante asceta”.

“A mezzanotte l’aspirante asceta annunciò: questo è il tempo di lasciare la mia casa e andare in cerca di Dio.

Ah, chi mi trattenne tanto a lungo In questa illusione?

Dio sussurrò: “Io”. Ma l’uomo aveva le orecchie turate.

Con un bimbo addormentato al suo seno sua moglie dormiva placidamente su un lato del letto.

L’uomo disse: “Chi siete voi che mi avete ingannato per tanto tempo?”.

Ancora la Voce sussurrò: “Essi sono Dio”. Ma egli non intese.

Il bimbo pianse nel sonno e si strinse accanto alla madre.

Dio comandò: “Fermati, sciocco, non abbandonare la tua casa”. Ma ancora non udì.

Dio disse tristemente sospirando: “Perché il mio servo mi abbandona per andare in cerca di me?”

È bello rendersi conto che la storia, il presente, l’esistenza, sono i luoghi in cui Dio ama rivelarsi.

La tradizione giudaica immagina che l’angelo Gabriele non riuscì a portare il dono dell’eternità agli uomini perché avevano un piede nel passato, cioè nella nostalgia, e un piede nel futuro, cioè nell’illusione.

La Rivelazione è un tessuto di avvenimenti umani, spesso tristi e segnati dal dolore: eppure è lì che avvengono le manifestazioni di Dio.

Scriveva Tagore: «Sognavo che la vita fosse gioia. Mi svegliai: la vita è servizio. Ho, allora, servito e nel servizio ho trovato la gioia».

È a questa semplicità che ci guida la vera sapienza, così come leggiamo nel libro dei Proverbi: “Io ti ho chiesto due cose; non negarmele prima che io muoia: allontana da me falsità e menzogna; non darmi né povertà né ricchezza, cibami del pane che mi è necessario, perché, una volta sazio, non ti rinneghi e dica: «Chi è il Signore?», oppure, divenuto povero, non rubi e profani il nome del mio Dio.” (Proverbi 30, 7-9)

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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