sabato, 20 Aprile 2024

Oggi vorrei fare una riflessione sul tempo e la vorrei fare partendo da un apologo tratto da Il Piccolo Principe.

Il piccolo principe (Le Petit Prince) è un racconto di Antoine de Saint-Exupéry, il più conosciuto della sua produzione letteraria, pubblicato il 6 aprile 1943.

È un racconto molto poetico che, nella forma di un’opera letteraria per ragazzi, affronta temi come il senso della vita e il significato dell’amore e dell’amicizia. Ciascun capitolo del libro narra di un incontro che il protagonista fa con diversi personaggi e su diversi pianeti e ognuno di questi bizzarri personaggi lascia il piccolo principe stupito e sconcertato dalla stranezza dei “grandi” («I grandi non capiscono mai niente da soli, ed è faticoso, per i bambini, star sempre lì a dargli delle spiegazioni»).

Ad ogni modo, ciascuno di questi incontri può essere interpretato come un’allegoria o uno stereotipo della società moderna e contemporanea.

In un certo senso, costituisce una sorta di educazione sentimentale.

Ecco l’apologo tratto dal capitolo 24 (XXIII):

“Buon giorno”, disse il piccolo principe. “Buon giorno”, disse il mercante.
Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. 
Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere.
“Perchè vendi questa roba?” disse il piccolo principe.
“E’ una grossa economia di tempo”, disse il mercante.
“Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatre minuti la settimana”.
“E che cosa se ne fa di questi cinquantatre minuti?”
“Se ne fa quel che si vuole…”
“Io”, disse il piccolo principe, “se avessi cinquantatre minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana…”

Il cuore del racconto è tutto nel significato del tempo, la realtà che più aderisce a noi, costituendo quasi la nostra pelle esistenziale.

Il vero tempo è quello interiore.

Questo apologo ci insegna che non dobbiamo essere schiavi del tempo, anzi dobbiamo saper gioire.

L’impegno della vita è quindi quello di saperlo comprendere e amare, ma senza sciuparlo, altrimenti il tempo ci travolgerà.

Infatti il Salmo numero 90 ci invita a pregare così: “Insegnaci, Signore, a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore”.

Veramente c’è qualcosa di più nella visione biblica del tempo: esso diventa la sede della manifestazione di Dio stesso.

Il mistero centrale del cristianesimo infatti è che Dio si fa uomo, cioè si riveste di tempo, di fragilità e mortalità.

Questo significa che  all’interno del nostro oggi, delle nostre ore incontriamo Dio, l’Emanuele, cioè Colui che vive e cammina con noi.

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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