giovedì, 28 Marzo 2024

In questi giorni di Quaresima, periodo di conversione, ho riletto Giovanni Papini e ho riletto quello che scrisse dopo la conversione.

Giovanni Papini nasce a Firenze il 9 gennaio 1881, passò nell’arco della sua esistenza dal Manifesto Futurista al Vangelo in un viaggio singolare e ‘politicamente scorretto’ (si direbbe oggi).

Nacque in una famiglia artigiana.

Luigi Papini, suo padre, era un ex garibaldino e ateo. Sua madre, Erminia Cardini, lo fece battezzare all’insaputa del coniuge.

Forse già dall’inizio si doveva capire che Giovanni non sarebbe stato ‘uno qualunque’.

Sin da giovanissimo è gran lettore e organizzatore culturale.

Nel 1900 insieme a Giuseppe Prezzolini fa nascere il programma de “Il Leonardo”, rivista fondata con l’obiettivo di stravolgere la cultura accademica italiana, i suoi meccanismi, gli stereotipi.

Nel 1906 pubblica il saggio ‘Il crepuscolo dei filosofi’ dove autori come Kant, Hegel, Schopenhauer e Nietzsche vengono messi in discussione, dichiarando la morte della filosofia.

Nel 1921 Papini annuncia la sua conversione e pubblica “Storia di Cristo”.

Sarà poi la volta di “Sant’Agostino” (1929).

Papini si rivedeva nella figura del religioso, anche per la conversione in età matura e dopo una esistenza irrequieta.

A proposito della sua conversione con lucida onestà dichiarò: “Tutto quello che potevamo fare contro Dio, l’abbiamo fatto. E non una volta, ma tante e tante volte!

Quanti altri Giuda dopo Giuda!

Quanti altri Caifa dopo Caifa!

Quanti altri Pilato dopo Pilato!

La nostra unica speranza è l’infinita misericordia di Dio”.

Aveva perfettamente ragione!

Immaginate Papa Giovanni XXIII, uomo straordinariamente mite, spesso diceva: “Sono convinto che con la bontà, prima o poi si scalfigge qualsiasi cattiveria”.

Gesù ci ha svelato un’altra sorprendente caratteristica di Dio: Dio ama la povertà, Dio ama la semplicità! Dio è umile.

Un giorno, un tale, preso dall’entusiasmo dopo averlo ascoltato, gli disse: “Signore, ti seguirò ovunque tu andrai!”.

E Gesù gli rispose: “Vieni pure! Però sappi che gli uccelli hanno i loro nidi e le volpi hanno le loro tane, ma il Figlio dell’uomo non ha neppure dove posare il capo”.

Avete mai riflettuto perché Dio si comporta così?

Per ricordarci questa fondamentale verità: non sono le ricchezze che danno la felicità, ma è il cuore buono, il cuore felice è il cuore abitato da Dio.

Nicola Incampo

Responsabile della Conferenza Episcopale di Basilicata per l’IRC e per la pastorale scolastica

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