venerdì, 26 Aprile 2024

C’è  anche il maestro ferrandinese Antonio La Cava nell’elenco degli italiani ‘Eroi al merito’ nominati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che saranno ricevuti al Quirinale per ricevere l’Omri – per il grande esempio civile che hanno dimostrato nella vita di ogni giorno. Il maestro Antonio La Cava diventa commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana “per l’impegno profuso, nel corso della sua vita, nella promozione del valore della cultura”. E’ un maestro in pensione, ha 73 anni e da 18 ha fatto della sua vita una missione in nome della cultura: porta libri ai bambini delle scuole elementari dei paesi più piccoli e isolati della Basilicata, dove spesso non ci sono biblioteche o librerie.
Lo fa con un mezzo speciale: il bibliomotocarro, un motocarro trasformato in una vera e propria biblioteca ambulante, con cui ha percorso 170mila chilometri.
“Il Bibliomotocarro – si legge nel sito del maestro- nacque negli anni 99/2000 con una finalità estrinseca dichiarata: richiamare l’attenzione sulla crescente disaffezione nei confronti del libro da parte, soprattutto, delle nuove generazioni, affascinate ed attratte sempre più dai nuovi mezzi di comunicazione di massa.
Per conseguire tale finalità potevano essere usati tanti mezzi, non necessariamente un motocarro.
Perché, allora, il maestro La Cava pensò proprio al motocarro come mezzo efficace per fare di un’idea l’idea vincente? Per rispondere alla domanda è necessario dire che ad ispirare la nascita del Bibliomotocarro ci furono sicuramente  ragioni soggettive: ragioni, cioè, legate al suo ideatore e intimamente ispirate alla sua formazione e alla sua storia.
Il Bibliomotocarro, perciò, è “figlio” innanzitutto del maestro elementare La Cava e della sua lunga esperienza nella scuola; ma è frutto anche  della sua innata ambizione a sentirsi un po’ “maestro di strada” e della sua convinzione che le pareti delle aule fossero spesso troppo strette ed anguste e che ci fosse, perciò, il bisogno per la scuola di cercare “fuori” quello che “dentro” non c’era; anche perché non sempre bastava portare il fuori-scuola dentro la scuola per risolvere il problema.
La scuola – diceva il maestro – facciamola fuori, non nel senso di “eliminarla” ma immaginando le grandi potenzialità offerte dall’uso didattico del territorio. Insomma, la scuola fuori dalla scuola”.
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