giovedì, 25 Aprile 2024

“Sono finalmente libera di essere me stessa, ed è una sensazione straordinaria. Se mai qualcuno cercasse di convincervi a essere chi non siete, spero tanto che anche voi troviate il coraggio di ribellarvi a gran voce.”

Pubblicato nel 2012, già bestseller del New York Times, Unorthodox. Lo scandaloso rifiuto delle mie radici chassidiche (traduzione di Simona Sala e Daniela Marina Rossi) di Deborah Feldman ha ispirato l’omonima serie Netflix, un successo in tutto il mondo.

Con uno stile tagliente, graffiante, senza sconti, Unorthodox è il memoir di Devoiri, della sua vita difficilissima all’interno della comunità chassidica di Williamsburg, a Brooklyn, dove l’osservanza dei precetti talmudici è strettissima.

L’infanzia e l’adolescenza di Devoiri si svolgono nell’intransigenza, in una serie di norme imposte – e del tutto in contrasto con la New York ipnotica degli anni a ridosso del Duemila – e in un’assoluta subalternità delle donne.

La madre è andata via di casa, rifiutando platealmente la comunità; il padre è un malato psichiatrico e la ragazzina, di fatto orfana, è cresciuta dai nonni Bubby – solo con lei riesce ad avere un rapporto un po’ più umano – e Zeidy, e da una zia arcigna, Chaya.

Ben presto Devoiri tenta di trovare una via d’uscita da quella soffocante e arcaica gabbia di regole – del resto cosa ci si può aspettare da uno dei gruppi ortodossi ebraici come quello a cui appartiene? –, si rifugia, ovviamente di nascosto, nella lettura di romanzi che le permettono di sognare e di ampliare le prospettive di vita. La realtà, purtroppo, è diversa, scandita da divieti e dettami, circondata da uomini e donne – le stesse che sovrintendono senza pietà affinché i precetti siano seguiti alla lettera – pronti solo, nel migliore dei casi a giudicarla, per il resto, anche i parenti più stretti, spesso la disprezzano…

Un inferno, al quale lei ha imparato a sopravvivere fingendo: appena può si nasconde, ubbidisce sempre nonostante sia forte la voglia ribellione. Fortemente critica verso la sua comunità che vorrebbe lei, come tutte le ragazze, soltanto moglie e madre, Devoiri da un lato è soffocata da un sistema che non ammette eccezioni, dall’altro fa l’impossibile per rimanere coerente con le sue idee che, estremamente critica, quel sistema – avendone conosciuto le basi – lo rifiuta.

Sono le sue aspirazioni, i desideri, le conquiste che deve raggiungere e sembrano a un passo dopo un matrimonio, frutto di un fidanzamento combinato e celebrato quando è giovanissima. Ma è solo un’illusione, un uomo incontrato solo un paio di volte non può mai diventare l’uomo della tua vita né un ponte per affrancarsi dalla comunità, anzi.

La forza di questa donna – la stessa autrice – è nell’aver saputo osare, decidendo di rifiutare le sue radici chassidiche.

Oggi la Feldman, classe ’86, vive con il figlio a Berlino.

Rossella Montemurro

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