giovedì, 25 Aprile 2024

Che cos’è “I due stendardi”, di Lucien Rebatet? È una di quelle grandi navi corsare, ben terzarolate per reggere meglio il vento, che solcano febbrili gli oceani letterari […] C’è il romanzo sentimentale e quello psicologico, il feuilleton d’avventura e lo stream of consciousness, il narratore onnisciente e la terza persona, il diario intimo e lo scambio epistolare, la purezza della lingua, l’esplosione dell’argot… Tutto è inventariato, eppure sapientemente mischiato e al termine della giornata il suo capitano può dire di sé, della sua nave, del suo equipaggio, delle sue ricchezze accumulate, quello che Céline diceva del “Voyage au bout de la nuit”: “C’è pane per un secolo intero di letteratura”. Dalla prefazione di Stenio Solinas

“È un libro straordinario!” scrive Dominique Aury, la celebre autrice di l’Histoire d’O e consulente di punta dell’editore Gallimard. Nonostante queste parole, quel libro dal sapore stendhaliano, pubblicato in Francia nel 1951, vede la luce in Italia soltanto ora per Edizioni Settecolori. All’origine della storia c’è il triangolo amoroso tra Michel, Régis e Anne-Marie dietro cui si cela però lo scontro tra due concezioni della vita, due morali, due estetiche. Da una parte campeggia il misticismo di una esistenza segnata dalla fede, dall’altro il piacere e il dolore di chi vive e muore senza altro credo che il proprio valore. Il cuore del romanzo è la ricerca della salvezza, se stia nell’al di qua o nell’al di là. Attraverso le vicende, i tormenti e le aspirazioni dei tre giovani, Rebatet mette in scena un potente romanzo di idee e scandaglia il sentimento amoroso, analizza le sue manifestazioni con una cura, una minuzia e un’attenzione alla psicologia dell’intimità di cui non erano stati capaci nemmeno Proust e Stendhal.

Alla pari di “Alla ricerca del tempo perduto”, ne “I due stendardi” Rebatet intreccia vite e passioni adottando tecniche di scrittura musicale anche se la chiave del libro è il cinema. Leggendo, sembra infatti di immergersi nella pura tradizione delle pellicole d’atmosfera mélo degli anni Quaranta e Cinquanta. La connessione tra cinema e romanzo non sfugge a Truffaut che riprenderà diverse scene del libro per tradurle in immagini nei suoi film suggellando ogni nuova amicizia donando una copia de “Les deus étendards”.

Lucien Rebatet (1903-1972), nel 1942 scrive “Les Décombres”, torrenziale pamphlet sulla sconfitta francese, Vichy, l’occupazione e gli ebrei, che sarà il libro più venduto di quegli anni. Fuggito a Sigmaringen nel 1944, arrestato in Austria nel 1945, viene incarcerato a Fresnes lo stesso anno, processato e condannato a morte. Nel 1947 la pena viene commutata nei lavori forzati a vita. In carcere lavora alla stesura de “I due stendardi”, iniziata nel 1943 e poi abbandonata. Tornato libero nel 1952, scrive ancora “Les Epis murs” e “Une histoire de la musique”, e riprende la sua attività di critico cinematografico e giornalista.

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