venerdì, 19 Aprile 2024

Adolescenti abituati a immaginare il proprio mondo chiuso dentro la loro stanza, convinti che l’esplorazione del mondo possa avvenire attraverso la dimensione della virtualità invece che abitando il principio di realtà – stare nello spazio che c’è fuori dalla loro comfort zone –, mettendosi in gioco con nuove abilità, nuove competenze, costruendo una rete di relazioni. Il dott. Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso il dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Milano, non ha dubbi: per gli adolescenti del post Covid “la sfida più grande in questo momento è riappassionarsi alla vita reale, alla vita vera e sentire che spesso quella vita che hanno così coltivato, costruito e sviluppato nello spazio virtuale in realtà è un fake, è una vita finta”.

Il dott. Pellai, autore di molti famosi libri di parenting e psicologia, è stato tra i relatori nel pomeriggio insieme alla dottoressa Barbara Tamborini, psicopedagogista e scrittrice, di un incontro con genitori e docenti sul rapporto tra i ragazzi e l’uso delle nuove tecnologie organizzato a Matera nell’hotel Del Campo dall’associazione Zio Ludovico e dalla dott.ssa Patrizia De Luca (psicologa-psicoterapeuta, specializzata in Psicologia Clinica, practitioner Europea di EMDR) in collaborazione con la Libreria di Giulio. Il punto di partenza, il volume firmato da Pellai e Tamborini dal titolo Vietato ai minori di 14 anni (De Agostini).

“L’adolescenza nel periodo della pandemia ha subito un’interruzione fortissima del proprio percorso di crescita, sviluppo, esplorazione di quello che c’è fuori dalla porta di casa. – aggiunge il dott. Pellai – Da una parte dobbiamo essere testimoni noi adulti di un'”adultità” appassionata a appassionante. Spesso i ragazzi vedono noi ancora più stremati, delusi, stanchi e arrabbiati di loro e di rimando si chiedono: ‘Devo fare tanta fatica, metterci tanto sforzo e tanto impegno per diventare quella roba lì? Allora forse non ne va la pena’. Dobbiamo essere testimoni proprio del fatto che abitiamo una vita che da adulti ci fa sentire persone giuste al posto giusto e ci permette in ogni giornata di coltivare il nostro progetto e di sentire che abbiamo un’identità stabile. Inoltre, dobbiamo mettere a disposizione dei ragazzi spazi di aggregazione, di animazione e di relazione e rendere le nostre comunità dei luoghi accoglienti e  capaci di offrire possibilità di fare esperienze sia relazionali (stare con gli altri) sia esperienze in cui provare a mettere a fuoco le proprie abilità o nuove abilità (ad esempio l’associazionismo sportivo, le parrocchie…)”.

In ogni caso, nei confronti di un adolescente bisogna “rimanere sintonizzati, disponibili, connessi, pazienti, arrabbiarsi poco anche quando i nostri figli sono molto arrabbiati e poi usare come strumento una autorevolezza affettiva ed educativa, cioè avere la capacità di rimanere molto vicini, disponibili, complici ma nel momento in cui serve dare quelle regole, quei limiti che loro non sanno darsi da soli, ritornare al piano alto della relazione e sentire che il nostro mestiere di adulti è anche permettere a loro di attraversare il territorio della fatica, della frustrazione e dell’impegno anche se magari non lo vorrebbero”.

Emanuele Cristallo, dell’associazione Zio Ludovico, sottolinea che il valore di questi incontri è di un’importanza assoluta: “La gente deve ritornare a parlarsi e uscire di casa, a non avere paura di stare fuori, a non avere paura del prossimo. Quello che ci arriva è bruttezza e non è solo bruttezza la vita, c’è anche tanta bellezza. Ben vengano quindi questi incontri a informarci e a formarci”.

Fino a maggio l’associazione Zio Ludovico propone in ludoteca, in via Tommaso Stigliani 50 a Matera, un percorso sull’educazione alla bellezza con spazi di crescita formativi per le famiglie e, prossimamente, saranno avviate iniziative insieme a un clown: “Abbiamo bisogno mai come adesso di leggerezza. Il clown salverà il mondo”.

Rossella Montemurro

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