mercoledì, 24 Aprile 2024

Il presidente Bardi: “Ha vinto la politica delle cose concrete”

“È stata premiata la politica delle cose concrete. I cittadini sono stanchi di ascoltare parole, vogliono vedere i fatti, e quando li vedono premiano. La condivisione di programmi con il campo allargato può dare nuovi risultati, realizzando le iniziative e i processi...

“Metaponto ha tutti i requisiti per essere la Rimini del sud: il lungomare, la pineta, i siti archeologici. Negli anni ’70-’80 avevamo l’entusiasmo per diventarlo”.

La nostalgia del passato e le idee chiare per il futuro: Franco Bia (nella foto in copertina con Clemente Jesuorobo e David), titolare del ristorante pizzeria “L’oasi” (anche B&B) di Metaponto si lascia andare ai ricordi: “Mi piace parlare di una Metaponto romantica che non so se sia un’idea più legata alla nostra età o alle consuetudini di una cinquantina di anni fa.

Sicuramente c’erano più rapporti sociali, un modo diverso di vivere. È vero che c’erano delle baraccopoli ma c’era anche vita: si mangiava insieme, si festeggiava insieme… Oggi la tecnologia, i cellulari, i computer ci hanno completamente isolati: possiamo comunicare in ogni momento e da qualsiasi posto ma siamo sostanzialmente soli. È un modo di legare vuoto, privo di sensazioni ed emozioni di cui abbiamo bisogno. Credo che i giovani dei nostri giorni non riescano ad apprezzare queste cose perché sono “nativi digitali” e non hanno un termine di paragone.

Pensavo di creare un locale “sociale” dove non ci sono connessioni, si deve parlare guardandosi negli occhi. Noi stavamo sempre in spiaggia, giocavano dappertutto, ci sono foto con persone che dalle campagne venivano qui con i cavalli. Sono flash di un tempo passato che rispecchia il modo in cui le persone vivevano in maniera piena. Oggi i soldi, il commercio, il desiderio delle cose materiali hanno fatto perdere molto dal punto di vista umano”.

Lui, che di umanità ne ha tanta, ha scelto di essere affiancato – insieme a mamma Angela, al fratello Eustachio e ai nipoti – nel periodo estivo da un vero e proprio crogiolo di etnie, almeno una decina di persone in più: “Abbiamo un ragazzo sudanese, un nigeriano, alcuni rumeni. Da parte nostra non c’è nessuna preclusione verso nessuno”.

Negli anni scorsi per tre mesi consecutivi Franco ha organizzato una cena per gli extracomunitari che vivono al borgo: tra loro, persone che non avevano neanche un posto dove andare a mangiare o gente che per la prima volta entrava in un ristorante.

“Sono persone che lavorano tanto, persone come noi che meritano rispetto e che vanno tutelate e aiutate. Non possiamo pensare solo al guadagno, ai soldi e all’utile.”

Franco, che insegna, ha sottolineato come sia difficile trovare personale tra ragazzi italiani: “Quando si incomincia a parlare di lavoro e di sacrificio vedo che i nostri ragazzi hanno qualche perplessità, è molto più comodo rimanere in famiglia. Non è facile trovare gente che abbia voglia di lavorare. Tanti, tra i miei studenti, non sono italiani. Hanno un atteggiamento completamente diverso perché le loro famiglie danno l’educazione che avevamo noi una quarantina di anni fa. Provano timore verso i genitori e questo porta a un maggior rispetto verso le istituzioni, le regole e le figure degli insegnanti”.

In merito alla pandemia afferma: “Ha sicuramente inciso anche se a mio avviso dobbiamo ritenerci fortunati perché nel 2020 abbiamo lavorato due mesi pieni e la pandemia, paradossalmente, ci ha portato più lavoro. La gente desiderava uscire, evadere. È chiaro che abbiamo perso aprile, maggio e settembre ma a luglio e ad agosto abbiamo lavorato bene. Certo, è stata una fortuna relativa perché se avessimo lavorato cinque sei mesi sarebbe stato l’ideale”.

Rossella Montemurro

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