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Framarò: “Forse l’intensità dell’esistenza dipende dalla reciprocità dello scambio e dell’interazione, e questa vita diventa degna di essere vissuta”

Alcune volte mi guardo attorno e osservo cercando di comprendere, cercando di capire se ciò che ci circonda possa insegnarci in qualche modo a reagire alle avversità, a diventare ancor più resilienti, parola abusata e mal usata ormai.

E mi chiedo il perché, ossia quale possa essere il fine, lo scopo di ciò che accade, quasi augurandomi che la machiavellica teleologia possa placare la mia sete e la mia curiosità… Tuttavia il perché non basta, non soddisfa, non placa la sete.

Accadono spesso cose senza un fine preciso e determinato, accadono e basta. E quando poi ci si mette di mezzo il quasi libero arbitrio la questione si complica ulteriormente. Per essere davvero libero l’arbitrio non dovrebbe essere condizionato, e per non essere condizionato noi si dovrebbe avere gli strumenti per prendere le distanze alcune volte da ciò che accade. Lo dico sempre ai miei ragazzi: leggere e studiare serve proprio a questo, non solo a portare a casa il pane ma anche e soprattutto a comprendere chi tenta di condizionare il nostro pensiero, di renderlo schiavo piuttosto che leggero e affascinante come il battito di ali di una farfalla… E senza avere gli strumenti per capire ci fermiamo a guardare la superficie del lago, calma e piatta, apparentemente immutevole, senza considerare il brulicare di attività sotto il pelo dell’acqua e senza considerare che ogni nostra azione su quel lago cambierà vicendevolmente noi e il lago…

Allora comprendo che forse l’intensità dell’esistenza dipende dalla reciprocità dello scambio e dell’interazione, e questa vita diventa degna di essere vissuta.

Valete!

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