sabato, 20 Aprile 2024

Il commissario Battaglia è un personaggio straordinario. Una donna tosta in un mondo declinato al maschile e che, per questo, ancora oggi dopo quasi trent’anni di servizio è costretta a imporsi il doppio rispetto ai colleghi. I casi che deve risolvere sono cupi, terribili: il suo è sempre un corpo a corpo con il male, con gli istinti più bassi e malvagi degli uomini.

Teresa Battaglia, la protagonista dei thriller di Ilaria Tuti, rimane impressa perché esce da qualsiasi schema, è lontana dagli stereotipi. Non è l’aspetto fisico a colpire – non è né giovane né bella – non sono i suoi modi, bruschi e risoluti, ma è ciò che si porta dentro: un passato che viene svelato poco alla volta e un presente appesantito dal diabete e da un disturbo degenerativo che la sta annientando psicologicamente e rischia di metterla in difficoltà sul lavoro. Perdere i ricordi, ciò che siamo stati (e che siamo) ciò che ci appartiene, trovarsi in un limbo in cui le nostre certezze vacillano, rendersi conto di non poter più fidarsi neanche di se stessi: angosciante. Per questo Teresa prende appunti per fissare la realtà e provare a non farsela sfuggire.

Il suo essere così schiva e scostante è solo una corazza per difendersi, in primis dalla solitudine.

“Siamo tutti vittime di qualcuno e tutti siamo stati almeno una volta carnefici”.

Figlia della cenere (Longanesi), dopo Fiori sopra l’inferno e Ninfa dormiente, è forse il romanzo più emotivamente forte della Tuti, quello in cui Teresa oltre a fronteggiare i propri demoni deve anche aiutare un serial killer minacciato di morte.

Cadaveri, autopsie, menti malate, indagini, rivalse: bisogna essere particolarmente temprati per sopportare, schivare i colpi bassi, destreggiarsi in quello che ha tutta l’aria di essere un campo minato.

Passato remoto, passato prossimo e presente scandiscono Figlia della cenere, ambientato come i precedenti in Friuli, in un incedere che non lascia spazio per riflettere ma, come un treno in corsa, travolge tutto con immagini nitide, a volte sconvolgenti e dinamiche psicologiche non sempre lineari.

“Oggi il presente torna a scivolare verso il passato, come un piano inclinato che mi costringe a rotolare dentro un buco nero.
Oggi capirò di dovere a me stessa, alla mia squadra, un ultimo atto, un ultimo scontro con la ferocia della verità.
Perché oggi ascolterò un assassino, e l’assassino parlerà di me.”

Teresa, nonostante le oggettive difficoltà ha dalla sua una marcia in più: è una profiler di altissimo livello e, oltre alla preparazione, può contare su un’incredibile capacità di “leggere” il linguaggio del corpo, entrare nella mente dell’assassino, “sentire” ciò che prova. Una delicata grammatica delle emozioni, insomma, che lei padroneggia bene.

Colpiscono l’introspezione psicologica e lo stile ricercato, avvolgente, niente è lasciato al caso in Figlia della cenere.

Ilaria Tuti vive a Gemona del Friuli, in provincia di Udine. Da ragazzina voleva fare la fotografa, ma ha studiato Economia. Ama il mare, ma vive in montagna. Appassionata di pittura, nel tempo libero ha fatto l’illustratrice per una piccola casa editrice. Il suo romanzo d’esordio, Fiori sopra l’inferno (Longanesi 2018), è stato un vero e proprio caso editoriale in Italia e all’estero, selezionato come Crime Book of the Month dal Times nel marzo 2019. Nel 2019 ha pubblicato Ninfa dormiente – è stato tra i finalisti del prestigioso Edgar Allan Poe Awards 2020 – e nel 2020 Fiore di roccia e qualche mese fa Luce della notte, sempre per Longanesi.

Rossella Montemurro

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