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E’ dedicata allo scrittore e poeta Coviello “Il sogno di Vito” dell’artista Paola Tassinari

Si intitola “Il sogno di Vito” l’opera realizzata da Paola Tassinari che rappresenta la processione della Bruna ed è dedicata allo scrittore e poeta Vito Coviello.

“Qualche tempo fa mi ha telefonato da Matera, Vito Coviello, scrittore e poeta non vedente, per chiedermi una specie di catalogo delle mie opere con commento, per pubblicarlo assieme alle sue poesie e alle foto di un’altra artista. – spiega l’artista – Vito ècome Raffaello, tra l’altro il 2020 è l’anniversario dei 500 anni della mortedel grande artista di Urbino, i molti eventi celebrativi sono stati semicancellati dal Covid-19. Raffaello era amato da tutti, papi, potenti, popolazione e anche dai concorrenti, gli artisti che di solito erano gelosissimi e invidiosi, Raffaelloera amato perché era semplice, umile e innamorato della vita. Vito è come Raffaello, ti fidi e ti affidi, perché l’entusiasmo nella sua voce ti dà fiducia, anche se lo conosco solo “virtualmente”, mi ritengo fortunata e baciata dalla sua amicizia. Alla sua richiesta del catalogo mi viene un’idea: “Vito e se realizzassi un ritratto alla Bruna? Magari con accanto anche il fischietto tradizionale materano, quello che raffigura un gallo, simbolo di forza e virilità?” e Vito scandalizzato: “Ma che dici, scherzi, guai a toccare la simbologia della Bruna”, poi mi narrail sogno che ha fatto poco tempo prima, che ha raccontato anche all’Arcivescovo di Matera… “Mia moglie mi ha descritto tutto quello che i miei occhi inutili non mi fanno più vedere, mi ha detto che anche lei ha portato in processione la statua della Madonna per i tre giri in piazza Duomo ed in quel momento precisomi sono sentito al suo fianco alla sua destra a sorreggere insieme agli altrifedeli la statua bellissima della Madonna. Forse è stato solo un sogno che atutt’oggi mi lascia incredulo e perplesso, ma è stato se pur brevissimo, per meun bellissimo regalo della Madonnina della Bruna. Forse è stata solo la mia immaginazione a farmelo sognare ma per me è stato un sogno bellissimo anche perché nel mio piccolo sogno ci vedevo e non ricordavo di essere cieco cosa che appena ho ricordato mi ha traslato nella mia realtà di cieco e nella mia piccola cucina”. Tac… una lucina mi si è accesa sapevo cosa dovevo raffigurare. L’immagine rappresenta la processione della Bruna, con a sinistra in primo piano, l’arcivescovo di Matera, riconoscibile dalla veste color violetto, rappresentala Chiesa che è la guida dei fedeli, in secondo piano a  destra Vito che rappresenta i credenti che amano la Madonna così come amano la famiglia, entrambi con la mascherina ,imposte dall’epidemia di Covid-19, come testimonianza che quest’anno 2020 ancor di più abbiamo bisogno di Lei, che rivolga a noi i suoi occhi misericordiosi. Per prima cosa ho realizzato a matita e penna su carta, i ritratti dell’Arcivescovo di Matera e di Vito, che ho poi caricato sul computer su un fondo grigio chiaro, che mi è servito come base neutra per evidenziare i colori del giallo e del violetto, che ho inserito con la penna/mouse, tramite una miriade di lineette per dare movimento e brulichio. Su questa base ho inserito l’immagine della Bruna con elaborazioni al computer, inondandola di oro, con ai piedi una corona verde con i fiori rossi, simbolo del suo dolore ai piedi della Croce del Figlio. (Ella conosce questa valle di lacrime e per questo intercede per noi, è la Porta tra noi e il Cielo, nel XXXIII Canto del Paradiso, Bernardo di Chiaravalle ci dice che la Sua benevolenza non solo risponde a chi la domanda, ma molte volte anticipa. La scelta del giallo carico e luminoso che pervade quasi tutta l’opera come una colata d’oro fuso è in riferimento alla luce divina. L’oro è un simbolo di sacralità e ricchezza, in questo caso è l’oro della luce solare, della divinità che dona a piene mani, e che ogni anno si ripete a Matera, proprio come l’oro che può essere fuso e rifuso: “L’oro non appartiene alla mitologia dell’homo faber ma è una creazione dell’homo religiosus” (MirceaEliade). Per il violetto del fondo, la scelta è stata estetica, per armonizzarlo col primo piano della porpora dell’Arcivescovo, ma anche pensando a Dante nel Canto XXVIII del Purgatorio: “men che di rose e più che di viole /colore aprendo, s’innovò la pianta /che prima avea le ramora sì sole” questa volta conla mia traduzione personale: il colore della pianta che coi rami spogli rifiorì era meno intenso del colore delle rose e più intenso delle viole era cioè un vivido violetto allo stesso tempo pacato e pastello, un violetto come Il porpora, detto anche paonazzo mitigato dal bianco. Il porpora era il colore indossato dai magistrati romani; divenne il colore imperiale indossato dai sovrani dell’impero bizantino e dal Sacro Romano Impero e in seguito dai vescovi cattolici, Dante, secondo me, vi aggiunge un po’ di bianco, lo rende un colore pastello, perché i fiori che sbocciano sull’albero spoglio sono nel Paradiso, mentre l’uomo per quanto eccelso non può essere del tutto bianco, cioè senza peccato”.

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