sabato, 20 Aprile 2024

Riceviamo e pubblichiamo dal parroco don Egidio Casarola:

Arte e fede sono due delle tematiche portate avanti da oltre un ventennio dal parroco di La Martella in Matera, borgata sorta dopo la disastrosa seconda guerra mondiale che portò l’Italia alla svolta repubblicana in cui il Mezzogiorno, finito il tempo delle inchieste agrarie di inizio secolo culminate nella legislazione speciale delle sovvenzioni pubbliche che non risolsero la distanza tra Sud e Nord, fu al centro di un ripensamento in cui si inserì anche l’ing. Adriano Olivetti con proposte concrete di comunità come ad esempio lo stabilimento Olivetti di Pozzuoli presso Napoli, simbolo di città-fabbrica con civiltà delle macchine e Matera, capitale dei paesi contadini con civiltà della terra; due civiltà tese a riscattare gli emarginati tramite comunità concrete come quella di Ivrea ove Olivetti valorizzò i consigli di fabbrica basati sul dialogo tra imprenditori e operai, realizzò la costruzione di case per i dipendenti e aprì biblioteche per la crescita culturale dei lavoratori, dando vita ad un’economia dal volto umano.

In questo contesto, l’UNRRA-CASAS diretta dallo stesso Adriano Olivetti dette vita a varie borgate del territorio materano, tra cui La Martella con diversi edifici pubblici atti a sviluppare la comunità olivettiana che per miopia restò miseramente inascoltata. La Martella fu dotata anche di una chiesa capiente e monumentale realizzata con progetto dell’arch. Ludovico Quaroni, ornata con opere degli artisti Giorgio Quaroni, Pietro e Andrea Cascella, Francesco Nioi ed Enrico Castelli e finalmente consacrata dall’arcivescovo di Matera Giacomo Palombella il 18 settembre 1955, nonostante tante polemiche sull’arte primitiva. La chiesa, come tutta la borgata, per varie cause conobbe un lento declino e abbandono fino a essere chiusa per diversi anni a seguito del sisma del 23 novembre 1980. Nel 1987 l’attuale parroco riaprì la chiesa, demolì i locali attigui pericolanti e riuscì a realizzare i lavori di consolidamento dell’edificio sacro, riaperto il giorno di Pasqua del 1993, e di costruzione dei locali di ministero pastorale e della casa canonica riaperti a marzo 1998.

Apportate alcune lievi ma funzionali modifiche al presbiterio della chiesa, lo stesso parroco sollecitò i lavori per le sistemazioni esterne del piazzale antistante il sagrato e intorno al complesso. Così nel 2000 volle preparare il cinquantenario della chiesa e della borgata, e, forte del sostegno morale e culturale dello Studio Arti Visive di Matera, dette vita a una serie di manifestazioni culturali culminate nel 2001 con la Via crucis in ceramica di Castelli di Ninì Santoro. Nel 2005, grazie all’intervento della Shop Arte Arredamenti di Giuseppe Gatti di Milano, fu collocata la porta in bronzo di Floriano Bodini realizzata dalla fonderia Battaglia. Per valorizzare gli spazi esterni di pertinenza della chiesa e dare alla comunità di La Martella e ai visitatori nuove istanze culturali per un’autentica promozione umana e sociale, promosse l’iniziativa culturale “Arte e Fede” che si è espressa nelle sculture Invocazione di Ninì Santoro e I quattro fiumi del materano Franco Di Pede nel 2001, seguite dalla scultura  Viaggio in Italia “L” di Alberto Allegri del 2003, Mater di Mirella Bentivoglio, Matera Mater di Bruno Aller, La meridiana di Roberto Marino, il Rotante di Nino Cassani posizionate nel 2007, La campana di Emanuele Giannetti nel 2016, Labirinto di Lucio Del Pezzo con al centro la ceramica che riproduce la colomba della pace del poeta spagnolo Rafael Alberti realizzati nel 2017.

Nel 2018 seguì il recupero dell’annesso battistero del 1955, ospitante il fonte battesimale con ceramiche di Cascella, legno di Francesco Nioi e metallo di Enrico Castelli, con la collocazione delle tele di Renato Galbusera e di Maria Iannelli di Milano, dono di Giuseppe Gatti di Milano, e opere in tufo e ferro di Franco Di Pede.

Nello scorso mese di luglio la parrocchia ha acquisito nuove opere d’arte, due doni significativi del mecenate Giuseppe Gatti e figlie: il Crocifisso in ceramica, realizzato nel 1993, presso il laboratorio di Giuseppe Rossicone di Milano, dal compianto artista Ernesto Treccani e destinato a impreziosire il battistero e la scultura in ferro L’essere confinario realizzata nel 2019 dall’artista lucchese Massimo Bertolini, posizionata all’esterno.

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