sabato, 20 Aprile 2024

“Divertimenti tristi” (edizioni Alphabeta Verlag) di Enrico De Zordo è un’opera in prosa che appartiene al genere letterario del “racconto rotto”. Per fare un racconto rotto, bisogna procurarsi un racconto intero, salire le scale fino al settimo piano e gettarlo da una finestra del sottotetto. Poi si scende per strada, si raccolgono i pezzi: poemetti in prosa, messaggini, aforismi dilatati, apologhi, sequenze interrotte, onirigrammi, romanzi compressi, divagazioni, miniature esatte in uno spazio indeterminato. I pezzi spaccati a metà si buttano via. Si tengono solo i frammenti riconoscibili e non troppo rovinati, che vengono ripuliti lungo i bordi e incollati tra loro senza un disegno preciso. Divertimenti tristi raccoglie un centinaio di prose minime tenute insieme con lo scotch. Sotto le strisce translucide del nastro adesivo, si vedono le linee di rottura di un racconto che non si aggiusta più.  De Zordo viene considerato uno dei più validi scrittori altoatesini: in questo testo, deposita le sue intuizioni in un volume compiuto, segnando sulla mappa della produzione locale un punto di raggiunta consapevolezza e di ulteriore sconfinamento. Dopo una stagione caratterizzata dal recupero della memorialistica, cioè dal sentimento di una comunità alla ricerca del radicamento, qui si compie il passaggio stilistico che fa evaporare il riferimento al luogo “dal quale si scrive” o “del quale si scrive” in qualcosa che ambisce a pieno titolo a collocarsi nella cornice letteraria nazionale.
Una prova di maturità non solo individuale, e non solo legata alla biografia dell’autore, bensì l’esempio di come la marginalità possa essere superata solo dalla qualità. 
Enrico De Zordo è nato a Brunico nel 1969 e vive a Bressanone. Laureato al DAMS di Bologna con una tesi su Laborintus di Edoardo Sanguineti, ha pubblicato la raccolta di versi Perimetri (L’Autore Libri Firenze, 1998). È stato insegnante di italiano in una scuola di economia domestica e commerciante di vini. Dal 2010 lavora nell’ambito dei servizi sociali e nel tempo libero si dedica alla stesura di lipografie, componimenti in prosa da cui sono bandite le parole: ogni giorno ultima un testo abbastanza lungo e poi lo accorcia progressivamente fino a farlo sparire. La cosa più difficile è dissolvere le ultime frasi, eliminare le parole superstiti per consegnarle alla perfezione dell’inesistenza. Divertimenti tristi è il suo secondo libro scritto, unica eccezione alla sua vena lipografica.
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