giovedì, 28 Marzo 2024

Speranza, futuro, paura, incognite, amore… Aspettare un figlio, dal punto di vista di un padre, ha sfumature e accezioni particolarissime. A raccontarle, con il suo stile delicato, commovente, poetico e mai sopra le righe, è Massimo Gramellini in Prima che tu venga al mondo (Solferino): la storia vera dell’attesa di Tommaso – il figlio avuto dalla mogile, la scrittrice Simona Sparaco – nei nove mesi che li separano dalla nascita.

Gramellini si abbandona alle emozioni lungo un doppio binario: la magia e la spensieratezza dell’infanzia, il lasciarsi andare dei bambini e poi il senso di responsabilità, le ansie, la malinconia degli adulti.

Lui, che aveva soltanto nove anni quando ha perso la mamma, rivive nella gravidanza di Simona momenti della sua infanzia, si descrive futuro papà attempato, circondato da amici – su tutti Norberto – completamente refrattari a un’eventuale paternità. Perché, avere un figlio a quasi sessant’anni suscita inevitabilmente ansie dalle quali però Gramellini ha provato a non farsi travolgere stemperandole con l’ironia. E poi c’è Diego – il primo figlio di Simona – interlocutore privilegiato e complice.

La certezza di avere accanto una donna speciale, l’unica che sia riuscita a fargli superare la condizione di figlio, prospettandogli quella di padre – “Ecco che cosa mi preoccupava, della paternità. Non la procreazione in sé, ma il passaggio. Dalla condizione di figlio a quella di padre” – lo aiuta a iniziare un percorso ricco di sorprese. Certo, con il magone per quella perdita dolorosissima e incolmabile convive sempre ma è incredibile la forza che può dare un figlio.

Con rimandi frequenti a citazioni di Maestri del pensiero e con un tocco di sana leggerezza – l’attesa dell’autore è simmetrica, per certi versi, a quella reale di Simona tanto che arriva ad avvertire gli stessi sintomi di una gravidanza – Gramellini in nove capitoli scrive al figlio che sta per nascere, confidandogli l’amore immenso per Simona – una donna bella e sbadata proprio come era sua madre – e l’entusiasmo nuovo che lo ha contagiato: vivere ogni volta come se fosse la prima. La bambinitudine è lo stato di gra­zia che i bambini possiedono in modo inconsapevole e gli adulti si sforzano per il resto dei loro gior­ni di ritrovare. Non è un concetto, ma una predisposizione dell’anima alla scoperta.

Leggendo questa storia d’amore e di rinascita che ci ricorda come attraverso gli altri possiamo ritrovare in noi stessi infinite risorse e comprendere ciò che conta davvero, piangerete, riderete, sarete anche voi travolti dal senso dell’attesa, con una consapevolezza: se «la vita è un gioco e vince chi ritorna bambino», per riuscirci bisogna prima diventare adulti.

Massimo Gramellini scrive Il Caffè in fondo alla prima pagina del «Corriere della Sera», cura la posta sentimentale di 7 nella rubrica 7 di Cuori e conduce il programma di Raitre Le parole della settimana.

Oltre ai saggi e alle raccolte di articoli, ha pubblicato i romanzi: L’ultima riga delle favole (2010), Fai bei sogni (2012) e Avrò cura di te (con Chiara Gamberale, 2014).

Rossella Montemurro
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