giovedì, 28 Marzo 2024

Colobraro, 69enne arrestato dai Carabinieri per tentato omicidio

Nei giorni scorsi i Carabinieri della Compagnia di Policoro hanno arrestato 69enne di Colobraro, che dovrà espiare un residuo pena di anni 8, mesi 6 e giorni 26 di reclusione a seguito di condanna esecutiva alla pena di anni 9 e mesi 1 di reclusione per un...

Pubblichiamo il saluto di Monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, vescovo della Diocesi di Matera-Irsina ai delegati diocesani in preparazione al Congresso Eucaristico Nazionale:

Pubblichiamo il saluto di Monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, vescovo della Diocesi di Matera-Irsina ai delegati diocesani in preparazione al Congresso Eucaristico Nazionale:

Carissimi delegati provenienti dalle Chiese sorelle d’Italia, “pace a voi” e benvenuti nella nostra Chiesa di Matera-Irsina.

Il saluto di Gesù risorto ai suoi discepoli, paurosi e intimoriti nel cenacolo, “Pace a voi”, è diventato il saluto liturgico, che da sempre è stato, è e rimarrà, il saluto dei credenti in Cristo. Segno di pace scambiato tra i discepoli e comunicato a tutti, quali portatori e costruttori di pace. Pace che invochiamo continuamente prima di accostarci alla mensa eucaristica: “Signore Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi apostoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace», non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà”.

Pace che trova la sua fonte e il suo culmine nella Pasqua che viviamo nell’Eucaristia: Cristo ha distrutto la morte attraverso la sua risurrezione.

Siamo qui riuniti per prepararci e aiutare le nostre comunità a prepararsi a vivere il prossimo Congresso Eucaristico Italiano, il XXVII. Il tempo della pandemia ha implementato in noi tanti bisogni, primo fra tutti quello di ritornare al gusto del pane, del pane eucaristico. Prendendo spunto dal pane di Matera che è Trinitario e Cristologico, considerando il cammino sinodale che la Chiesa universale e, quindi quella italiana, sta facendo, abbiamo elaborato il tema che ci rimanda a dire meglio: “Torniamo al gusto del pane per una Chiesa eucaristica e sinodale”.

Il momento storico che stiamo vivendo, la tristezza di questo tempo, sottolinea in maniera evidente che per tornare al gusto del pane bisogna tornare a spezzare il pane per condividerlo. Il pane si spezza, si condivide, non si ruba agli altri per vivere nell’ingordigia.

Questa guerra, – ogni guerra! -, frantuma la fraternità, la comunione, il crescere insieme. Nessun ricorso alle armi, si può sposare con l’Eucaristia. L’Eucaristia è profumo di vita, nutrimento di vita e di vita eterna. La guerra è esattamente l’opposto: fetore di morte, semina di ingiustizia, terra e pane rubato. Non esiste una guerra giusta né si può celebrare l’Eucaristia e giustificare la guerra. Le parole del Patriarca di Mosca sono state di una gravità inaudita: un patriarcato assoggettato ancora al potere temporale che ci riporta indietro nel tempo.

Il sacrificio di Cristo che celebriamo nell’Eucaristia è realmente l’offerta della sua carne e del suo sangue per la nostra salvezza. Il sacrificio di tanti bambini e le lacrime di tante mamme ci rimandano a quell’inutile e brutale violenza che è la strage degli innocenti: del Faraone, del Re Erode, dei diversi dittatori, dal Furher allo Zar attuale. Che tristezza! Ancora una volta risuonano le parole di Geremia: “Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più” (Ger 31,15).

Da Matera, con voi carissimi delegati, che rappresentate l’intera Chiesa italiana, vogliamo esprimere il nostro dolore, la nostra ferma condanna all’aggressione e invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin e di ogni guerra dimenticata, ma anche la nostra vicinanza all’insegna della carità e della missionarietà. Il Corpo e il Sangue di Cristo, offerti per noi, ci fanno diventare Eucaristia ed essere dono per tutti, in particolare in questo momento per i profughi ucraini ma anche per gli abitanti dei paesi limitrofi che stanno sostenendo il peso dell’accoglienza di milioni di fratelli e sorelle. Penso alla Polonia, alla Romania, all’Ungheria, alla Slovacchia e soprattutto alla piccola e povera Moldavia che ben conosco. Con il vescovo di Chișinău, Mons. Anton Coșa, sono, come Chiesa di Matera-Irsina, in stretto contatto per sostenere concretamente quella Chiesa nell’affrontare l’emergenza.

Al carissimo Cardinale Konrad Krajeswki, elemosiniere di Papa Francesco, in missione in Ucraina con il cardinale Michael Czerny, Prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale e responsabile per la parte dei migranti, ho fatto pervenire a nome vostro questo messaggio:

Carissimo, a nome di tutti i delegati d’Italia, riuniti a Matera, in preparazione al Congresso Eucaristico Italiano, faccio pervenire la vicinanza, la preghiera e il sostegno, in questa delicatissima missione di pace a nome di Papa Francesco, insieme a S. Eminenza Card. Michael Czerny.

L’affidiamo alla protezione della Vergine Maria, venerata in Ucraina sotto il titolo di Madonna di Zarvaniza e a Matera venerata come Madonna della Bruna.

Sicuro che porterà i frutti desiderati, spero di poterla riavere ancora una volta tra noi a Matera, in occasione del Congresso eucaristico Italiano. Un abbraccio fraterno.

Da Matera, città del pane e delle cisterne d’acqua, facendo nostre le parole di D. Luigi Giussani, dico: «Il vero protagonista della storia è il mendicante, Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo». Vogliamo “Tornare al gusto del pane” per non spegnere la speranza verso il futuro.

Si, vogliamo “Tornare al gusto del pane” per fasciare ferite e poi sfasciarle, consolare, piangere e asciugare lacrime, gioire e fare festa, perché in tutti rinasca la speranza. E’ esattamente quanto Bonoheffer diceva commentando il Magnificat: «Dio non si vergogna della piccolezza dell’uomo. Dio è vicino a ciò che è piccolo, ama ciò che è perduto, ciò che è insignificante, reietto, ciò che è debole, disprezzato. Quando gli uomini dicono: “perduto”, egli dice: “trovato”; quando dicono: “condannato”, egli dice “salvato”; quando gli uomini dicono: “no!”, egli dice “sì!”. Quando gli uomini distolgono il loro sguardo con indifferenza o con alterigia, ecco il suo sguardo ardente di amore come non mai… Quando giungiamo, nella nostra vita, al punto di vergognarci dinanzi a noi stessi e dinanzi a Dio; quando arriviamo a pensare che è Dio stesso a vergognarsi di noi; quando sentiamo Dio lontano come non mai nella nostra vita, ebbene, proprio allora Dio ci è vicino come non mai. Allora vuole irrompere nella nostra vita, allora ci fa percepire in modo tangibile il suo farsi vicino, così che possiamo comprendere il miracolo del suo amore, della sua prossimità, della sua grazia».

Ogni forma di delirio di potere, di onnipotenza è frutto di povertà interiore finalizzata ad annientare gli altri, a calpestare la dignità dell’uomo e relegarlo al ruolo di scarto, perché diverso e quindi inferiore. Non lo stiamo forse sperimentando in questo tempo in cui siamo improvvisamente piombati, dopo la pandemia, nella guerra nel cuore dell’Europa? In questo momento in cui tutti invochiamo coralmente la pace mi ritornano in mente le parole di Maria Zambrano: «Si tratta semplicemente di determinare lo stato di pace. Della pace come bene positivo e al tempo stesso necessario, come la conditio sine qua non per la marcia della storia. Non si insisterà mai abbastanza sulla novità della pace non già intesa come una situazione di particolare fortuna, come un colpo della buona sorte o il risultato di una politica particolarmente felice. Una specie di premio. Mentre la pace, come stato permanente cui l’uomo è infine arrivato attraverso l’esperienza della guerra, dovrebbe essere il compimento della condizione propriamente umana. Ma affinché questo stato sia effettivamente uno stato e non una situazione come si è verificato finora, è necessario che se la guerra è qualcosa di congenito alla natura umana, questa può essere annullata da una specie di seconda natura, che dovrebbe essere la vera natura resa, infine, autentica e stabile».

Ed è proprio nell’Eucaristia che troviamo la stabilità autentica che ci fa riconoscere membra dello stesso corpo di Cristo che è la Chiesa che si raduna, s’incontra, celebra, condivide, cresce, si santifica, vivendo l’esperienza del vicinato, piccola parrocchia, dove condividere ogni cosa.

Carissimi, vi auguro di gustare, in queste giornate non solo il pane di Matera, che certamente vi sarà servito, o i frutti della terra lucana, o guardare i “Sassi”, ma di gustare anche i luoghi della condivisione, della fraternità, del servizio. Vi auguro di essere Eucaristia che si spezza quotidianamente per il bene di tutti.

Prima di concludere permettete che ringrazi la CEI nella persona del Card. Presidente Gualtieri Bassetti e del Segretario Mons. Stefano Russo, per aver scelto la Città dei Sassi per la celebrazione del prossimo Congresso Eucaristico.

Un grazie particolare all’intera commissione Nazionale con la quale stiamo lavorando in perfetta sinergia, incominciando dal Segretario Don Antonio Di Leo che sta coordinando egregiamente ogni cosa e all’intero staff della segreteria della CEI, dal Sottogretario presso la CEI Don Michele Gianola, al Direttore uscente dell’Ufficio liturgico Nazionale Don Mario Castellano, dal Diac. Enzo Petrolino alla Prof.ssa Maria Pina Rizzi particolarmente presenti e attenti insieme al tuttofare Dott. Biagio Grisanti.

Un grazie sentito e sincero al Comitato regionale e diocesano e a tutti i volontari.

Un grazie a tutte le istituzioni, civili e militari, da S. E. il Signor Prefetto al Signor Sindaco presente in questa assemblea.

Grazie alle comunità parrocchiali dell’Arcidiocesi di Matera-Irsina che insieme ai confratelli sacerdoti e ai religiosi e consacrati stanno lavorando con gioia ed entusiasmo nel prepararsi a questo momento.

Ancora benvenuti della città dei Sassi e buona permanenza. Vi benedico tutti.

Le foto pubblicate sono dell’Ufficio comunicazioni sociali Diocesi di Matera-Irsina

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