Quarta giornata – domani, mercoledì 6 novembre - di proiezioni e incontri della quinta edizione del Matera Film Festival, che si tiene nella “Città dei Sassi” fino al 10 novembre. La giornata di domani si apre al CineTeatro Guerrieri con una...
«Parole, soltanto parole, faticosamente ripetute e combinate per metterle in ordine. È tempo invece che si ritorni ai bisogni dell’uomo, a un’essenzialità che riporti al senso del quotidiano.» Esce a gennaio il nuovo libro di Vittorino Andreoli Il rumore delle parole. Elogio della vecchiaia (Rizzoli).
LA TRAMA
Al ventiduesimo piano di un palazzo di periferia vive un vecchio solo. Non esce mai, non incontra nessuno, nemmeno i figli o i nipoti lo vanno a trovare. Il mondo che sta là fuori gli è estraneo, eppure lui sente che, pur non avendo più alcun ruolo sociale, la sua esistenza ha ancora un senso. Del resto, che la vecchiaia inizi a sessantacinque anni è una pura convenzione stabilita dalla società fondata esclusivamente sul lavoro. Così si siede davanti al computer e, invece di rompere la sua solitudine varcando la porta di casa diretto al bar o ai giardinetti, apre la porta verso l’universo virtuale ed entra nella rete. Ne conosce le potenzialità comunicative, e allora perché non sfruttarle per condividere le sue riflessioni su alcune parole che hanno riempito la sua esistenza? Democrazia, assurdità, bellezza e vecchiaia: sono questi i termini attorno a cui costruisce quattro lezioni virtuali. Le sue sono parole al vento o c’è qualcuno disposto ad ascoltarlo? Con un certo stupore il vecchio scopre che il suo pubblico cresce lezione dopo lezione. Abbattuto il muro che lo escludeva da qualsiasi relazione, si rende conto di avere di nuovo una voce. Sa di essere fragile, ma è proprio la sua fragilità a renderlo più umano. Nella dimensione del «noi» che emerge a poco a poco, capisce che l’unica cosa che conta davvero è il presente e che «vivere non è parlare, ma correre da chi ha bisogno». Parole vuote? Parole come semplice rumore? Vittorino Andreoli mette in scena in queste sue nuove pagine un teatro della verità a tratti autobiografico. Smaschera i pregiudizi del nostro tempo, che considera la vecchiaia come l’età della vergogna. Dimenticando che la fragilità del vecchio è la rappresentazione della condizione umana, del significato stesso dell’uomo nel mondo.
L’AUTORE
Vittorino Andreoli è uno dei maggiori psichiatri italiani. Le sue ultime opere di narrativa uscite per Rizzoli sono: Requiem (2010), L’uomo senza identità (2015) e Il silenzio delle pietre (2018). Tra i suoi saggi ricordiamo La gioia di vivere (2016), La gioia di pensare (2017), I principi della nuova psichiatria (2017) e Homo stupidus stupidus (2018).
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